sabato 2 marzo 2013

Legame di sangue

Western, 3186 caratteri, versione 1.2


LEGAME DI SANGUE
di
Leonardo Boselli


La porta dell’ufficio si aprì all’improvviso e una folata di vento polverosa irruppe nella stanza.
«Non si usa più bussare?» sbottò lo sceriffo sorpreso. Aveva messo mano alla pistola, pronto a far fuoco, ma si tranquillizzò quando riconobbe il giudice Douglas.
«Voglio vedere il prigioniero».
Lo sceriffo si alzò, prese le chiavi e un fucile, poi disse: «Non dovevate scomodarvi per una feccia simile, un vecchio come ‘cane pazzo’ Jackson non vale la corda con cui sarà impiccato».
«Ogni uomo ha diritto a un giusto processo» replicò Douglas impaziente.
Lo sceriffo, stupito da quella frase, guardò il giudice: aveva poco più di trent’anni, ma si era già guadagnato la fama d’essere un magistrato inflessibile; d’altra parte chi amministrava da solo la legge su un territorio più grande di molti stati doveva essere spietato.
«Allora? Cosa aspettate?»
Lo sceriffo si scosse, aprì una porta ed entrò nel corridoio semibuio. Si fermò di fronte a una delle celle e disse ridendo: «Ecco, giudice, vi presento ‘cane pazzo’ Jackson. Questo bastardo è privo di coscienza: anche la notte prima d’essere impiccato sembra che dorma il sonno del giusto».
Quindi percosse il vecchio, attraverso le sbarre, con il calcio del fucile.
Jackson si svegliò di soprassalto e si alzò sul pagliericcio come un cane rabbioso, pronto a reagire. Forse avrebbe tentato di azzannarli al collo, se le sbarre non gliel’avessero impedito.
«Ci lasci soli» disse brusco il giudice e lo sceriffo, sempre più sorpreso, tornò nel suo ufficio.
Douglas si era avvicinato alle sbarre della cella e le aveva impugnate saldamente. Scrutava quel vecchio come se tentasse di vedere in lui qualcosa di diverso dal fuorilegge sanguinario che era: una leggenda sopravvissuta a se stessa. Ricercato in tutte le contee dal Texas al Nuovo Messico, era stato catturato solo perché uno dei suoi uomini l’aveva tradito, e adesso era rinchiuso come un animale in gabbia, in attesa del processo.
«E così voi siete il giudice Douglas, l’uomo che domani mi farà impiccare», ringhiò Jackson.
«No, sono l’uomo che domani vi processerà per i vostri delitti».
«Solo Dio può portare il peso di giudicare tutto ciò che ho fatto», rispose il fuorilegge avvicinandosi alle sbarre.
Si era messo a fissare Douglas con insistenza, come se cercasse di capire, attraverso lo specchio di un lontano passato, dove l’avesse già visto.
«Siete molto giovane. Ci siamo già incontrati?»
«No, ma avete conosciuto mia madre. Tutti dicono che le somiglio, abbiamo gli stessi occhi azzurri».
Non ci fu bisogno di dire altro. A Jackson tornò in mente una notte di trent’anni prima e una ragazza che aveva gli occhi color del cielo, la cosa più pura che avesse mai incontrato. Ne aveva violentate tante in vita sua, ma di quella ancora si ricordava: era stata l’unica che avesse davvero desiderato.
Il giudice Douglas aveva visto ciò che voleva, ma non fu come si aspettava: non provava odio per quel vecchio, non più ormai. Lasciò le sbarre e se ne andò.
Jackson, rimasto solo, accantonò con fastidio quel lontano passato che era riaffiorato nella sua mente e tornò a dormire. Mentre prendeva sonno, si sorprese a pensare che in fondo, nella sua vita, qualcosa di buono l’aveva fatto.

F I N E

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