domenica 3 marzo 2013

Cuore di mamma

Thriller fantastico, 2997 caratteri, versione 1.0


CUORE DI MAMMA
di
Leonardo Boselli


La strada era ripida e male illuminata.
Due figuri, intabarrati, camminavano a fatica sull'acciottolato reso viscido dalla pioggia.
Il più alto portava un cappello calcato sul capo. «Che pessima idea!» continuava a ripetere tra sé e sé.
«Hai finito?» sbottò quello più piccolo. «Non hai smesso di lamentarti un momento».
«Tornare dalla vecchia megera dopo tanti anni. Che senso ha dopo quello che ci ha fatto?»
«È vecchia e sola. Vuole vederci un'ultima volta».
«Insisto: è una pessima idea».
«Insomma! Non le dobbiamo proprio nulla?» disse deciso, ed estrasse dal tabarro l'orologio che portava alla catena. Subito il vetro s'imperlò di goccioline.
«Ci aspetta, affrettiamoci!»
Giunsero alla casa in cima alla salita e si fermarono di fronte all'uscio.
«Chi bussa?» chiese lo spilungone.
«Fifone! Ho sempre dovuto farti da balia».
Mentre stava alzando la mano per colpire la porta, un lampo illuminò a giorno la facciata dell'edificio e la serratura scattò. Quando il fragore del tuono li investì, la porta si spalancò.
«Era aperto», constatò stupito il piccoletto, ma quando si voltò, s'accorse d'essere rimasto solo.
Di fronte a lui s'apriva l'atrio della vecchia casa. All'interno s'intravedevano le scale che portavano al piano superiore, mentre un candeliere appeso al soffitto oscillava mosso dal vento. Le deboli fiammelle non tardarono a spegnersi.
"Devo farmi coraggio", pensò.
Un chiarore filtrava da una porta semiaperta in cima alle scale.
Aiutato dal bagliore dei lampi, cominciò a salire. Lo scricchiolio delle assi era minaccioso, ma continuò un gradino alla volta finché non fu in cima.
«C'è nessuno?» chiese con un filo di voce. Non ottenne risposta.
Si sporse oltre la soglia e scrutò con attenzione.
Il chiarore proveniva da un camino acceso. Di fronte a esso, su una sedia a dondolo, una figura di spalle oscillava avanti e indietro, con estrema lentezza.
«Mamma?» osò chiedere.
«Siete puntuali, bravi», rispose una voce femminile, anziana. Quindi pronunciò altre parole ad alta voce, terribili, arcane, incomprensibili. Dopodiché si alzò a fatica e aggiunse: «tra poco sarà tutto finito e finalmente resterete con me, per sempre», infine si voltò e stupita disse: «ma dov'è tuo fratello?».
Il piccoletto, inorridito dalla visione di quel volto emaciato, sussurrò: «è scappato...»
«Ero stata chiara! Volevo entrambi! Volevo che...», ma in quell'istante un fulmine attraversò il camino e un boato assordante investì il piccoletto che venne colpito dalla scarica.
Quando riprese i sensi, si sentiva sballottato. Era a testa in giù e vedeva i tacchi d'un paio di scarpe che correvano, illuminate dai bagliori d'un rogo. Poi venne scaraventato con la schiena nel fango.
Riaprì gli occhi e vide sopra di sé il fratello, trafelato.
«Co... cos'è successo?», chiese tramortito.
Alle spalle dello spilungone il vecchio edificio bruciava.
«Un fulmine! Ero fuori, nascosto. A un tratto ha colpito la casa!»
«E tu mi hai salvato?»
«Lei era avvolta dalle fiamme. Non ho potuto fare nulla. Siamo di nuovo soli: io e te».

F I N E

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