giovedì 23 giugno 2011

Saggi: "Legione, il demone di Gerasa" di Leonardo Boselli

I miei saggi d'annata per La Tela Nera.

Gadara era una città della Decapoli, una regione che si trova a est del Giordano, a sud della Galilea e a nord della Giudea. Nei suoi pressi è avvenuto uno degli episodi più enigmatici dei Vangeli: la guarigione a opera di Gesù di un uomo posseduto da una "legione" di demoni.
Tutti i Vangeli sinottici ne parlano. Secondo la filologia, il racconto più vicino alle fonti originali è quello di Marco (Marco 5,1-20), che Luca riprende nella sua interezza (Luca 8,26-39), mentre Matteo lo presenta in forma riassunta (Matteo 8,28-34).
"Quel giorno la vita di Johanan stava per essere di nuovo sconvolta. Anche quella mattina, prima dell’alba, si era alzato... (continua)

mercoledì 22 giugno 2011

Saggi: "I Malebranche, i diavoli della Quinta Bolgia" di Leonardo Boselli

I miei saggi d'annata per La Tela Nera.

Per stilare un elenco dettagliato delle creature leggendarie della mitologia greca conosciute nel medioevo è sufficiente leggere la Divina Commedia di Dante Alighieri: in ogni canto si possono trovare numerosi accenni agli antichi miti, mescolati a personaggi contemporanei al poeta e alle concezioni filosofico-religiose della sua epoca.
Dante non si è limitato a utilizzare figure dalle caratteristiche consolidate, ma le ha piegate ai suoi scopi, alle sue invettive politiche, e le ha riadattate al modo di pensare del suo tempo. In effetti, ogni personaggio mitologico, immaginato secoli prima che la religione cristiana si diffondesse, non avrebbe avuto molto senso se non rivisto alla luce della dottrina che costituiva l’unico modo per interpretare la realtà del mondo trecentesco.
Il poeta, comunque, oltre a... (continua)

martedì 21 giugno 2011

Saggi: "La maledizione di Tutankhamon" di Leonardo Boselli

I miei saggi d'annata per La Tela Nera.

A meno di non essere studiosi di egittologia, o comunque dilettanti appassionati dell’argomento, pochi sanno citare con sicurezza gli avvenimenti importanti dei tremila anni di storia dell’Egitto dei faraoni. Le nozioni imparate a scuola si riducono a pochi nomi e a fatti piuttosto confusi.
Forse si ricorda la vicenda di Mosè (comunque nella versione narrata dal punto di vista del popolo ebraico) e qualche divinità del pantheon egiziano, di certo si conoscono le piramidi (almeno le tre della piana di Giza) e altri monumenti importanti. Sicuramente si ha presente la particolare forma di scrittura basata su geroglifici, l’importanza del Nilo e il limo fertilizzante riversato nei campi durante le piene.
Sono tutte notizie che... (continua)

sabato 11 giugno 2011

Corti: "Ufficio timbri" di Leonardo Boselli

I miei corti d'annata per i Minuti Contati di Edizioni XII.

Tema: Burocrazia
Tempo: 1 ora
Caratteri: 1500

Sic incipit... "Ufficio timbri" di Leonardo Boselli
Anatolj Zaitsev lavorava da quasi 50 anni all’ufficio timbri dell’Anagrafe di Uralik, il capoluogo della regione. Prendeva servizio alle otto del mattino e per otto ore timbrava ogni genere di certificato: di nascita, di assunzione, di matrimonio, di licenziamento, di divorzio, di morte. Ogni documento aveva un timbro apposito, che gli attribuiva la necessaria validità, e lui aveva sviluppato una naturale predisposizione a scegliere quello giusto. Per questo il Partito lo aveva selezionato per quel lavoro.
Un giorno Anatolj calcolò che nella sua vita aveva apposto quasi mezzo miliardo di timbri, anzi arrivò a stabilire il giorno e l’ora esatta in cui avrebbe stampigliato il suo cinquecentomilionesimo: sarebbe avvenuto quel venerdì. Gli era proibito leggere le carte, doveva solamente determinarne la natura dall’intestazione e scegliere la stampigliatura corretta, ma per quell’unica volta nella sua vita si ripromise di leggere quel fatidico documento.
Il mattino del venerdì fremeva nell’attesa, finché non arrivò l’ora cruciale. Subito afferrò la carta che aveva appena steso sul tavolo e ne lesse avidamente il contenuto: “Richiesta di pensionamento forzato per Anatolj Zaitsev. La dirigenza ordina le dimissioni dell’impiegato per raggiunti limiti d’età e ne suggerisce il trasferimento in una casa di riposo presso Kalingrad in Siberia.”
Per la prima volta, dopo 50 anni di servizio, Anatolj distrusse un documento invece di timbrarlo. Gli capitò solo quella volta, mai più fino alla morte, che avvenne serenamente dopo altri vent’anni di servizio.

F I N E

venerdì 10 giugno 2011

Corti: "Lo Spirito" di Leonardo Boselli

I miei corti d'annata per i Minuti Contati di Edizioni XII.

Tema: Una risata vi seppellirà
Tempo: 1 ora
Caratteri: 2000

Sic incipit... "Lo Spirito" di Leonardo Boselli
La spedizione per la conquista della parete nord del Korashan aveva richiesto due anni di preparazione, ma ora Henry Holden, il famoso scalatore, poteva ammirare quella vetta dal campo base, a seimila metri di quota.
Accanto a lui Atal Singh, la guida indiana, disse: «Domani è il grande giorno, ma oggi occorre pregare, per ingraziarsi lo Spirito della montagna.»
«Non ti credevo religioso,» rispose stupito Holden, «credi in Dio?»
Singh rispose: «Io non conosco le divinità che voi stranieri portate appese al collo, ma di fronte a me vedo la montagna. Essa esige rispetto e noi glielo dobbiamo.»
Holden sorrideva delle superstizioni della sua guida. Lui credeva solo nella propria preparazione, si affidava alla sua forza, ai materiali di prim’ordine e ai controlli meticolosi a cui sottoponeva l’attrezzatura.
Il mattino dopo, due ore prima dell’alba, Holden e Singh iniziarono la dura salita verso il secondo campo base. Il percorso, tra spuntoni di roccia, falsopiani innevati e ponti di ghiaccio, richiese più tempo di quanto avessero preventivato e le previsioni meteorologiche si rivelarono imprecise. Cominciò a soffiare un forte vento.
Poco prima di mezzogiorno, erano ancora molto distanti dalla cornice che avevano scelto per la notte. Singh, spaventato, insisteva per tornare indietro: avrebbero potuto ritentare il giorno dopo.
Sopra di loro si innalzava una parete a strapiombo per decine di metri, e li divideva dalla meta uno spesso strato di ghiaccio e neve. Diceva che la montagna li stava respingendo, non era pronta a riceverli; ma Holden fu irremovibile.
«Le tue stupide superstizioni non ci fermeranno» disse, divertito da quella paura irrazionale. «Basta un ultimo sforzo.»
«Lo Spirito della montagna ci sta dicendo di...»
Holden scoppiò a ridere e disse: «Tu credi solo in ciò che vedi e senti lo spirito che...», ma subito si rese conto che stava accadendo qualcosa: guardò in alto e vide il solido strato di ghiaccio e neve, come attratto dalla sua risata, scivolare verso di loro. Quando venne investito ancora sorrideva.

F I N E

giovedì 9 giugno 2011

Corti: "Dodici minuti" di Leonardo Boselli

I miei corti d'annata per i Minuti Contati di Edizioni XII.

Tema: Minuti Contati
Tempo: 2 ore
Caratteri: 7000

Sic incipit... "Dodici minuti" di Leonardo Boselli
«Dodici, Mike. Mancano dodici minuti.»
La voce angosciata di Robert mi ricorda che il tempo sta passando inesorabile, ma lo so bene: il timer è di fronte a me e i suoi led rossi contano ogni maledetto secondo, a ritroso.
Undici minuti e cinquantasette.
Le mie mani ricominciano a tremare. Devo calmarmi, svuotare la mente, ma quella bomba assorbe tutti i miei pensieri, e le mie mani tremano. Quando avevano iniziato? Tanti anni fa, ma quando esattamente?
Ora non lo so più, ma ricordo con precisione il momento in cui quest’ultima bomba è entrata nella mia vita. Ero a letto. Sì, ero steso sul letto, ma non dormivo; fissavo i led rossi della sveglia che contavano lenti i minuti.
Erano le cinque e cinquantasette. Ancora un’ora e tre minuti e avrebbe suonato, avrebbe svegliato Susan che si sarebbe voltata dall’altra parte, mentre io mi sarei alzato. Ma erano ancora le cinque e cinquantasette, la sveglia era muta, mentre suonò il cellulare: era un’emergenza, di quelle da saltare giù dal letto, infilarsi i pantaloni e scordare di farsi la barba.
«Mike, se non te la senti, subentro io» mi dice Robert senza convinzione. Lo fa per scuotermi e non gli rispondo. Non può fare meglio di me; quel congegno è troppo complicato. Nessuno può. Noi due siamo qui solo perché qualcuno deve starci: qualcuno deve far compagnia alla bomba.
Ho svitato la copertura e ora vedo i cavi di dodici detonatori distinti, comandati da circuiti ridondanti. La sola cosa che impedisce loro di esplodere è il timer, che continua senza sosta il suo conteggio: undici minuti e venticinque, dice.
Gli inneschi si inseriscono in dodici placche pentagonali di esplosivo al plastico che formano un dodecaedro. All’interno di quel solido è contenuta la bomba vera e propria: un nucleo di plutonio, una maledetto ordigno atomico sfuggito da chissà quale arsenale, una dannata testata nucleare al centro di Manhattan.
«Undici minuti» dice Robert. Poi per parecchio tempo tace, o meglio farfuglia. Sta pregando.
Fa bene. Forse pregare è davvero l’unica cosa che resta da fare. In undici minuti non puoi andare lontano nelle strade intasate di una città impazzita. Sì, perché le brutte notizie si spargono in fretta: io ne venni a conoscenza alle sei e quarantadue, ora della costa est.
Quella mattina al briefing c’erano proprio tutti. Eravamo nella sala operativa degli uffici dell’FBI. Ti guardavi intorno e vedevi gli agenti speciali, in giacca e cravatta, tirati a lucido; poi c’eravamo noi della squadra artificieri, con la barba di un giorno, mezzi addormentati, alla disperata ricerca di un caffè nero.
Quando ci spiegarono cosa stava succedendo, rimanemmo delusi. Il solito allarme bomba: un qualche agente infiltrato aveva informato i propri superiori che la solita organizzazione terroristica aveva dislocato vari ordigni, probabilmente bombe sporche, in alcune città. Si parlava di Washington, New York e Los Angeles. Il solito falso allarme, pensammo.
Ma verso le dieci del mattino trovarono la bomba di New York. Fu rilevata una forte sorgente radioattiva all’ottavo piano di un anonimo condominio. In quell’appartamento abitava uno dottorando in fisica d’origine mediorientale, ma nato negli Stati Uniti. L’ordigno con tutta probabilità l’aveva assemblato lui, con materiale proveniente chissà da dove. Era irritante pensare che una nostra università gli avesse insegnato a costruirla; ma d’altra parte si sa quanto le organizzazioni terroristiche apprezzino il nostro sistema educativo.
Per evitare il panico, in accordo col sindaco, si decise di tenere la notizia segreta e d’iniziare l’evacuazione dei quartieri limitrofi al condominio adducendo le motivazioni più rassicuranti possibili.
Quindi venne contattato il Presidente, ma la comunicazione in videoconferenza durò poco. Mentre sul furgone della squadra artificieri ci stavamo recando all’appartamento che ospitava la bomba, ci giunse la notizia: il centro di Washington non esisteva più.
Nessuno poteva credere alle immagini trasmesse dalle televisioni: una colonna infuocata si innalzava sopra la capitale e al di sotto c’era solo desolazione. Nonostante lo shock, i giornalisti non impiegarono molto tempo ad associare l’evacuazione di pochi isolati di New York con il disastro di Washington, e il panico si diffuse più rapido della notizia stessa.
Ora mi trovo qui, di fronte alla bomba con Robert, mentre il resto della squadra è collegato con noi a una distanza che sarebbe di sicurezza, se si trattasse di un ordigno convenzionale. Guardo il congegno e non posso fare nulla, nessuno può in così poco tempo. Vedo il nucleo circondato dagli inneschi esplosivi e una matassa di cavi impossibile da sbrogliare. L’unica speranza è una piccola tastiera e quel timer che continua a contare a ritroso: otto minuti e quarantadue.
«C’è una sola possibilità: conoscere il codice di disattivazione» dico per distrarmi.
Robert smette di pregare e replica: «Staranno interrogando quello studente. Proveranno di tutto per farlo parlare. Devono riuscirci.»
Il suo forzato ottimismo non mi contagia. «Non lo so. È un fanatico, il solito integralista. Chi può costruire un ordigno simile sapendo quante vittime può fare, se non un fanatico? Scommetto che avrebbe voluto essere la prima vittima della sua stessa bomba.»
«Invece le prime vittime saremo noi, mentre lui sta già pregustando le sue vergini che l’aspettano in Paradiso» aggiunge Robert con rassegnazione.
«È un fisico, non credo che sia quella la sua motivazione, ma non parlerà comunque.»
Robert non risponde più. Ha ripreso a pregare e penso che presto sapremo chi ha ragione a proposito delle vergini che attendono i martiri della fede.
Intanto prendo una pinza e mi faccio largo nell’intrico di cavi, ma le mani riprendono a tremare. Ed ecco che proprio allora mi ricordo di quando hanno iniziato, mi torna in mente perfino il numero di serie della mina che stavo dissotterrando.
Ero in Iraq, uno dei tanti militari addetti alla bonifica del territorio. Quante mine ho disinnescato! Sembrava che non ci fosse una fine; ma un giorno ho trovato l’ultima, quella che rimane inesplosa, quiescente finché non arrivi tu a svegliarla. Era là, appena visibile e mi aspettava, ma non toccò a me. La sera prima ci eravamo giocati a poker i turni di sminamento e avevo vinto l’ultima mano con un full, un tris di nove e due otto, così il mio migliore amico dissotterrò quella mina che sembrava innocua, mentre io mi trovavo a poche decine di metri. Lui tornò in un sacco di plastica e io venni congedato per esaurimento, con quel tremito che mi accompagnava.
Ora il timer indica un minuto e dieci. Resta solo il tempo di salutare Robert, un altro buon amico che dovrò lasciare, e di pensare a Susan per l’ultima volta. Fino a questo momento l’ho tenuta fuori dai miei pensieri, altrimenti sarei impazzito, ma ormai è troppo tardi anche per la follia.
La telefonata che aspettavamo non è arrivata.
Poche decine di secondi e la bomba esploderà. È il momento di fare un tentativo con il codice di disattivazione: un fallimento e scoppierà in anticipo.
«Qual è il tuo numero fortunato, Robert? Mi servono cinque cifre.»
Robert continua a farfugliare le sue litanie. Non mi ascolta più. Devo scegliere io.
Che strano! Le mani non tremano più. Mi viene in mente la sequenza di carte che un tempo mi aveva portato fortuna: 99988.
Dodici secondi.
Scrivo velocemente il codice sulla tastiera e, a ogni cifra, mi scorre davanti l’intera vita.
Due secondi.
La sequenza lampeggia, in attesa. Confermo...

F I N E

mercoledì 8 giugno 2011

Corti: "Legame di sangue" di Leonardo Boselli

I miei corti d'annata per i Minuti Contati di Edizioni XII.

Tema: Babbo Bastardo
Tempo: 1 ora
Caratteri: 3000

Sic incipit... "Legame di sangue" di Leonardo Boselli
La porta dell’ufficio si aprì all’improvviso e una folata di vento polverosa irruppe nella stanza.
«Non si usa più bussare?» sbottò lo sceriffo sorpreso. Aveva messo mano alla pistola, pronto a far fuoco, ma si tranquillizzò quando riconobbe il giudice Douglas.
«Voglio vedere il prigioniero».
Lo sceriffo si alzò, prese le chiavi e un fucile, poi disse: «Non dovevate scomodarvi per una feccia simile, un vecchio come ‘cane pazzo’ Jackson non vale la corda con cui sarà impiccato».
«Ogni uomo ha diritto a un giusto processo» replicò Douglas impaziente.
Lo sceriffo, stupito da quella frase, guardò il giudice: aveva poco più di trent’anni, ma si era già guadagnato la fama d’essere un magistrato inflessibile; d’altra parte chi amministrava da solo la legge su un territorio più grande di molti stati doveva essere spietato.
«Allora? Cosa aspettate?»
Lo sceriffo si scosse, aprì una porta ed entrò nel corridoio semibuio. Si fermò di fronte a una delle celle e disse ridendo: «Ecco, giudice, vi presento ‘cane pazzo’ Jackson. Questo bastardo è privo di coscienza: anche la notte prima d’essere impiccato sembra che dorma il sonno del giusto».
Quindi percosse il vecchio, attraverso le sbarre, con il calcio del fucile.
Jackson si svegliò di soprassalto e si alzò sul pagliericcio come un cane rabbioso, pronto a reagire. Forse avrebbe tentato di azzannarli al collo, se le sbarre non gliel’avessero impedito.
«Ci lasci soli» disse brusco il giudice e lo sceriffo, sempre più sorpreso, tornò nel suo ufficio.
Douglas si era avvicinato alle sbarre della cella e le aveva impugnate saldamente. Scrutava quel vecchio come se tentasse di vedere in lui qualcosa di diverso dal fuorilegge sanguinario che era: una leggenda sopravvissuta a se stessa. Ricercato in tutte le contee dal Texas al Nuovo Messico, era stato catturato solo perché uno dei suoi uomini l’aveva tradito, e adesso era rinchiuso come un animale in gabbia, in attesa del processo.
«E così voi siete il giudice Douglas, l’uomo che domani mi farà impiccare», ringhiò Jackson.
«No, sono l’uomo che domani vi processerà per i vostri delitti».
«Solo Dio può portare il peso di giudicare tutto ciò che ho fatto», rispose il fuorilegge avvicinandosi alle sbarre.
Si era messo a fissare Douglas con insistenza, come se cercasse di capire, attraverso lo specchio di un lontano passato, dove l’avesse già visto.
«Siete molto giovane. Ci siamo già incontrati?»
«No, ma avete conosciuto mia madre. Tutti dicono che le somiglio, abbiamo gli stessi occhi azzurri».
Non ci fu bisogno di dire altro. A Jackson tornò in mente una notte di trent’anni prima e una ragazza che aveva gli occhi color del cielo, la cosa più pura che avesse mai incontrato. Ne aveva violentate tante in vita sua, ma di quella ancora si ricordava: era stata l’unica che avesse davvero desiderato.
Il giudice Douglas aveva visto ciò che voleva, ma non fu come si aspettava: non provava odio per quel vecchio, non più ormai. Lasciò le sbarre e se ne andò.
Jackson, rimasto solo, accantonò con fastidio quel lontano passato che era riaffiorato nella sua mente e tornò a dormire. Mentre prendeva sonno, si sorprese a pensare che in fondo, nella sua vita, qualcosa di buono l’aveva fatto.

F I N E

martedì 7 giugno 2011

News: Il vincitore di MC Live Session

Il vincitore dell'edizione Live (la vera Live Session) di Minuti Contati di Edizioni XII.
– Quindi il suo consiglio è quello di? – domanda Simone grattandosi nervoso il pizzetto.
– Forse potresti mandare il romanzo, ma firmarti con un nome di donna, qualcosa tipo Serena o Anna, e fingere di avere 15 anni.
– Stai scherzando?
Giorgio scuote la testa e indica lo scaffale che ha alle spalle, pieno di libri dalle coste colorate.
– No. Non sto scherzando.
Simone fa per alzarsi. Ha contattato Giorgio Cavenaghi, uno degli agenti librari più quotati, lo ha pagato, ha firmato un contratto per riuscire a pubblicare finalmente il suo romanzo, e questo è quello che sta ottenendo?
– Siediti – Giorgio ha comunque un tono affabile e sperimentato, non è un caso se dà del tu al suo cliente anche se questi continua a dargli un rispettoso voi. Il tono ha il suo risultato...
(continua

L'edizione Special Live di Minuti Contati del forum di Edizioni XII ha già avuto la sua vincitrice. Non restava che ricordare il vincitore della Live Session dello stesso concorso, svoltosi a Medolago il 21 maggio. Ed ecco colmata la lacuna: il vincitore è Alberto Priora alias Oltrebla Bla Bla, con una divertente e amara parodia (ma non troppo) del mondo dell'editoria.
Un altro modo, differente da quello della vincitrice on-line, per affrontare un tema (Svisceramento d'autore) con limiti di spazio (1800 caratteri) e di tempo (120 minuti) molto ristretti.
Complimenti al vincitore!

lunedì 6 giugno 2011

USAM XL: "H (Idrogeno)" di zelaph111

Recensioni della XL edizione di USAM di Edizioni XII.
Quel giorno il sole illuminò il pallido volto di Ariel con la sua tenue luce gialla. Da quasi 15 anni svegliava la ragazza riscaldandola ed infondendole la gioia per la vita che solo chi soffre della xeroderma pigmentoso può capire.
“Ariel alzati il sole è ormai alto” disse una voce femminile proveniente dal piano di sotto.
“Si mamma, sono quasi pronta. Infilo le scarpe e scendo giù in cucina”.
Ariel era una giovane ragazza dai lunghi capelli ricci rosso fuoco che incorniciavano un tenero viso chiaro impreziosito da innumerevoli lentiggini sul quale si aprivano al mondo dei grandi occhi verdi, vispi e curiosi. La sua non era stata una vita facile...
(continua

Commento


1. Appunti di fisica
Alcune considerazioni "antipatiche" che lasciano il tempo che trovano, visto che questo è un racconto e un autore può narrare ciò che vuole. Però questo è un racconto di fantascienza e quindi, schematizzando rozzamente, ci si aspetta che il contenuto scientifico sia per certi aspetti verosimile (presentando sviluppi futuribili di tecnologie che al tempo attuale sono già disponibili), oppure si prefigurano scoperte che vanno al di là delle attuali conoscenze (rendendo possibile ciò che al momento attuale è ritenuto impossibile).
Il racconto mi sembra rientrare nella prima classificazione. Si ipotizza un metodo per attingere idrogeno dal sole e la possibilità di costruire "navi" che possono ospitare numerosi passeggeri per effettuare viaggi almeno interplanetari.
Fin qui tutto bene. Quello che lascia perplessi è che, a causa della sottrazione d'idrogeno dalla nostra stella, il sole possa diventare instabile. Si calcola che la quantità d'idrogeno attualmente disponibile sul sole sia sufficiente per una stabilità di 5 miliardi di anni, quindi ancora una massa enorme, ed è poco verosimile che l'umanità sia riuscita in poco tempo (millenni?) ad attingere quantità tali da rendere instabile il sole. Non si tratta solo di quantità da estrarre e stoccare, ma c'è anche la produzione di energia: probabilmente l'idrogeno viene utilizzato in celle a combustibile e ci si chiede che fine abbia fatto l'enorme quantità di acqua prodotta, e l'energia prodotta che avrebbe fatto "bruciare" il sole per 5 miliardi di anni, non avrebbe qualche conseguenza sull'ecologia del pianeta? (Certo la fusione dell'idrogeno è più efficiente delle reazioni chimiche nelle celle a combustibile, però il problema anche se attenuato c'è)
In conclusione, attingere idrogeno dal sole per scopi energetici dovrebbe avere le stesse conseguenze dell'utilizzo dell'energia geotermica sul nucleo terrestre: l'energia termica viene sottratta al nucleo, ma non ci si aspetta che questo modifichi la sua temperatura media.
Un altro aspetto riguarda la trasformazione del sole in gigante rossa che, così com'è presentato, è troppo repentino.
Ma mi sono già dilungato troppo su aspetti poco rilevanti.

2. Quarta di copertina
La vita di chiunque, soprattutto una ragazza, è impossibile se non ci si può esporre ai raggi solari. L'astro che permette alla terra di vivere può essere mortale per qualcuno. Solo l'amore di una madre rende questa vita accettabile. Un giorno però avviene un miracolo: la follia dell'uomo può avere conseguenze che talvolta sono positive. Come cambierà l'esistenza della protagonista? Dalla morte può sorgere nuova vita e una nuova speranza.

3. Trama
Lo sfruttamento dell'idrogeno solare ha portato la stella sull'orlo dell'esaurimento. L'umanità se ne accorge in ritardo e l'unica possibilità di sopravvivenza è abbandonare la Terra. Questo evento ha delle felici conseguenze su una ragazza affetta da xeroderma pigmentoso: scomparendo i raggi ultravioletti solari, potrà condurre una vita "normale", come quella delle altre ragazze.

4. Personaggi
Piuttosto ben delineate la madre e la figlia. Nei dialoghi e nelle situazioni che si presentano si intuisce l'amore che le lega. Molto più schematico il padre che sembra servire solo per spiegare aspetti tecnici legati alla vicenda che fa da sfondo al racconto.

5. Ambientazione
L'ambientazione fantascientifica compare tardi nel racconto. Sarebbe opportuno disseminare qualche indizio già nella parte iniziale, altrimenti il lettore rimane un po' sconcertato quando scopre che il racconto si svolge in un lontano futuro.

6. Conclusioni
Molto bella l'idea di legare la malattia di una ragazza e la sua vita all'evoluzione della vita solare. Ciò che è una tragedia per l'umanità si rivela positivo per un singolo. Il punto di forza del racconto è in questo aspetto: forza il lettore a un cambio di prospettiva, ed è questo ciò che importa più che le considerazioni di "verosimiglianza" che in un racconto di fantascienza devono lasciare il tempo che trovano.

domenica 5 giugno 2011

USAM XL: "Minuti conati" di B. Bacardi

Recensioni della XL edizione di USAM di Edizioni XII.
La fine era cominciata quando, tramite un link schiacciato non ricordo dove, approdai nel forum di edizioni XII.
Gran bel posto e con un mucchio di stimolanti iniziative per cimentarsi e imparare a scrivere meglio. Oltre ai concorsi a lungo respiro e spettacolarizzati da un’accattivante grafica, ogni mese nel forum c’erano tre tipi di tornei per scrittori: Ulam, Usam e Minuti Contati.
I primi due erano belli e interessanti, ma il terzo: Minuti Contati, era lavoro fuori orario. Nel senso che metteva alla prova la resistenza e i livelli di adattamento e frustrazione di ogni singolo partecipante. In una data ics, a ora ics e minuti ics, l’Aguzzino - questo era il perverso ma appropriato nome del moderatore del torneo letterario - dava il via alle danze, e chiunque volesse parteciparvi poteva farlo. Quindi, a patto di rispettare: traccia, numero massimo dei caratteri e termine entro il quale si doveva postare il proprio racconto, di solito un paio d’ore, si era in gara.
Fenomenale...
(continua

Commento


1. Prefazione
Devo dire che la sindrome da Minuti Contati ha colto a suo tempo anche me, come la sindrome da USAM che persiste tuttora. È bello aspettare l'ora fatidica col dito sul tasto che refresha il browser, controllare l'orario, osservare quali pagine leggono gli avversari, finché non compare il post fatidico che elenca tracce, tempi di consegna e numero di caratteri. Inutile dire che questo è durato solo un paio di edizioni, poi purtroppo il mondo reale ti reclama, si perde la concentrazione e le edizioni ti sfuggono di mano, tra impegni "importanti" e imperdonabili dimenticanze.
In questo racconto quindi sono entrato in empatia col protagonista, per quanto riguarda la sua ossessione, un po' meno per altri aspetti, come la sua misoginia sfrenata.

2. Quarta di copertina
I pericoli di Internet sono innumerevoli: pedofili, spacciatori di pillole miracolose, dipendenza da chat, appuntamenti al buio con donne che si rivelano uomini ecc.
Ma ora c'è una nuova minaccia ancora più subdola e pericolosa: i concorsi letterari on-line a sorpresa. Minuti Contati di Edizioni XII è uno di questi. A quali livelli di abbrutimento può condurre il tentacolare Minuti Contati? Per scoprirlo non resta che leggere tutto d'un fiato questo racconto, magari sorseggiando piacevolmente un Bacardi.

3. Trama
Un aspirante scrittore viene irretito dalla passione per un concorso letterario on-line. Voglioso di dimostrare il proprio valore, aspetta con impazienza l'inizio della gara, incollato al proprio computer. Passano le ore, i giorni, ma del concorso non c'è alcuna traccia. Allora il nostro intraprendente autore si organizza per resistere ad oltranza, schiavizzando la moglie. Alla fine capirà che l'attesa è stata vana, e scoprirà la terribile vendetta della consorte che, esasperata dalle angherie del marito, riesce a emanciparsi: gli ha tagliato le gambe e gliele ha fatte mangiare, nascoste negli stuzzichini con cui lo nutriva, condannandolo a una morte lenta.

4. Personaggi
A parte il "Minuti Contati" che aleggia come una sorta di terzo personaggio della vicenda, tra il marito-protagonista e la moglie-spalla non c'è molta storia: il marito, grazie al flusso di coscienza quasi continuo che ci presenta le sue aspirazioni e frustrazioni, domina ovviamente la scena. In certi momenti ricorda molto il Fantozzi incollato al televisore in attesa dell'inizio di una partita della nazionale, con la Pina che lo serve a ne subisce le umiliazioni.
Sicuramente è un personaggio eccessivo, ma adatto a questo tipo di racconto così sopra le righe. Per questo la moglie scompare nel confronto: anche se il lettore può sospettare che qualcosa covi sotto il tavolo, la ribellione, con gli esiti terribili che ne sono derivati, arriva inaspettata. Non è un male, visto che il colpo di scena finale è così assurdo che nessuno può intuirlo, ma forse era opportuno disseminare qualche indizio in più per gratificare i lettori più perspicaci.

5. Struttura
Piuttosto lunga la fase di preparazione, con la presentazione del contesto in cui il protagonista si trova ad agire. Le descrizioni iniziali sono divertenti per chi conosce l'ambiente, ma appesantiscono con troppe informazioni non essenziali chi è al di fuori: ci vogliono, almeno in parte, ma non si deve avere l'impressione di leggere il regolamento del concorso.

6. Ambientazione
Ottima nella parte iniziale. Per una volta mi sono trovato di fronte un'ambientazione che non ho faticato a comprendere. Il fatto che la conosca bene può aver colmato certi buchi che un lettore ignaro del contesto potrebbe rilevare, ma non mi pare che ce ne siano.
Nella parte conclusiva, invece, non ho colto tutti i riferimenti a romanzi e autori, perciò la spiegazione del perché la moglie si sia vendicata in quel modo così particolare non l'ho molto compresa.

7. Stile
Lo stile è essenziale, molto personale, sarcastico e corrosivo quanto serve. L'eccesso di certe immagini è adatto al tipo di storia, e senza di esse sarebbe stato inutile raccontarla. Efficace l'uso di certe frasi ripetute (il "se lo merita" tanto per fare un esempio, che viene brillantemente ripreso nella conclusione), che sottolineano l'ossessione che tormenta la psiche del protagonista e ne seguono lo sviluppo nel corso del racconto.

8. Conclusioni
Un racconto particolare, con una conclusione che è un vero pugno nello stomaco. È perfetto così com'è? Probabilmente sì, ma ci sono un paio di considerazioni che mi fanno pensare, forse sbagliando, che ci siano margini di miglioramento.
La prima riguarda il legame così stretto tra il racconto e un contesto ben preciso (quello di Minuti Contati) che è estraneo ai più. Ad alcuni viene spontaneo, quando si scrive un racconto per MC, di creare un metaracconto che parli del concorso stesso. In questo caso, l'esito mi è sembrato accettabile, ma in altri si corre il rischio di scriversi addosso. Se si riuscisse a decontestualizzare e il racconto risultasse ancora accettabile, sarebbe la prova della sua efficacia, al di là dello sfondo che lo sostiene.
La seconda invece è relativa alla conclusione. Non mi riferisco al fatto che sia verosimile o meno (cosa c'è di verosimile in questo racconto?), quanto al fatto che arrivi davvero inattesa, senza che venga fornito alcun indizio al lettore. Potrebbe essere opportuno anticipare le citazioni finali, quelle che spiegano il perché di una vendetta così particolare, durante le scene dell'attesa dell'inizio del concorso, magari descrivendo cosa si sarebbe apprestato a scrivere il protagonista non appena il concorso fosse iniziato.
Un'ultima perplessità riguarda il titolo: Minuti Conati. Sembra quasi suggerire che il racconto è un solo divertissement nato da un'assonanza, per cui il finale risulta pretestuoso: Contati->Conati->Vomito->Cannibalismo->Amputazione->Vendetta ecc. Quel titolo fa pensare d'aver letto un qualcosa che era solo fine a se stesso.

sabato 4 giugno 2011

USAM XL: "Conosci te stesso" di Juri TNT

Recensioni della XL edizione di USAM di Edizioni XII.
I ragazzi e le ragazze ballano tra ombre volteggianti. La musica guida i corpi. È un richiamo ancestrale, troppo potente. Le anime dei maschi e delle femmine sussultano e vogliono incontrarsi.
Siria si sente bruciare il sangue. Edoardo la sta guardando con un guizzo di malizia negli occhi. Lei sorride e abbassa lo sguardo, ha paura che lui capisca. Edoardo è bellissimo, ha il volto scolpito e armonioso come una statua. E poi lei, con le all-star, i jeans e la maglietta dei Led Zeppelin, si sente inadeguata accanto a lui, in stivali e camicia nera.
Nel torrente dei corpi avviluppati, Siria cerca Linda, che magari si sta divertendo col compagno di Edoardo, quello tarchiato. Invece Siria incrocia lo sguardo di Bernardo. È fosco, forse arrabbiato, e lui con quel barbone fa quasi paura. Una parte della mente di Siria si dispiace per Bernardo, lei sa che ci vorrebbe essere lui al posto di Edoardo. Ma Siria non ha voglia di pensarci. Conosce Edoardo da un’ora e il fuoco che prova dentro brucia sempre più forte. Lei ruota, schiacciando la schiena contro il petto di lui. Sotto la camicia sente i muscoli, e senza volere si succhia le labbra.
Bernardo...
(continua

Commento

  1. Prefazione
    Mi piacciono i film e i telefilm di arti marziali e, ai miei tempi, ne ho fatto scorpacciate, soprattutto dei classici di Bruce Lee, Karate Kid, la serie Kung fu, recentemente i film di Jackie Chan ecc., ma non ho mai letto nulla in proposito. In questo racconto c'è il lodevole tentativo di portare la coreografia di un combattimento sulla carta. Non ho idea se ci siano modelli canonici a cui riferirsi, ma leggendo questo racconto mi sono reso conto che la trasposizione su carta non è per nulla semplice.
  2. Quarta di copertina
    Una normale serata in discoteca all'insegna del divertimento si può trasformare in un incubo? Il pericolo è sempre dietro l'angolo, anche nella normalità della vita, e occorre trovare in se stessi la forza per affrontarlo e vincerlo. Ecco la sfida che Siria dovrà affrontare.
  3. Trama
    Tutto comincia in una discoteca dove i giovani si incontrano e lasciano sbocciare e sfiorire i loro amori. Amori corrisposti e non corrisposti; incontri con perfetti sconosciuti con i quali nasce subito molto più di una simpatia, mentre amicizie di lunga data non riescono ad andare oltre. Purtroppo un malaugurato incontro si rivela letale: un branco di ragazzi appena conosciuti cerca di violentare due ragazze, dopo aver messo fuori combattimento un loro amico. Ne nasce una lotta furiosa che vedrà la protagonista vincitrice grazie alla propria conoscenza delle arti marziali.
  4. Personaggi
    I comprimari risultano piuttosto confusi. È necessaria una presentazione che li caratterizzi maggiormente perché nella confusione della discoteca non è facile capire chi sia chi. I nomi, piuttosto comuni, non aiutano. In particolare manca qualche immagine forte che permetta al lettore di individuarli, per memorizzare quali siano le loro caratteristiche.
    Piuttosto efficace l'introspezione della protagonista mentre subisce violenza. Il ritmo spezzato delle frasi rende evidente il crescendo del dramma e le tappe della presa di coscienza che porterà alla reazione e al riscatto.
    Un problema nella logica del racconto è piuttosto evidente: se Siria è una karateka, o comunque lo è stata, è molto strano che si ricordi solo dopo molto tempo di sapere come difendersi. Infatti, fino a un certo punto l'unica speranza sembra riposta in Bernardo, poi dopo aver subito a lungo e aver pronunciato dei "no" nella sua mente, Siria si "ricorda" di possedere un'arma, il karate. Mi sembra poco relistico.
  5. Struttura
    Si possono individuare alcuni momenti ben distinti. La presentazione dei personaggi nella discoteca, la decisione di aggregarsi ai nuovi amici, le aggressioni seguite dalla violenza, il combattimento, la morale.
    Come si diceva all'inizio, la presentazione non è efficace perché troppo confusa. Molto meglio invece la scena della violenza, giocata sui pensieri e le sensazioni della protagonista. Risulta invece troppo lungo il combattimento: siamo abituati a lunghe scene di lotta, ma la varietà delle coreografie permette di non annoiarsi. Nelle scene qui descritte, invece, si nota una certa ripetitività.
  6. Ambientazione
    L'ambientazione è molto schematica e si appoggia quasi completamente al lettore. Si parla di una discoteca e non la si descrive, quindi il lettore colma le lacune con la sua immaginazione. E così la scena del combattimento avviene in un luogo indistinto, che rende la vicenda quasi onirica, soprattutto quando le descrizioni passano a cogliere pensieri e sensazioni. Questa scelta non è di per sé un male, infatti il combattimento successivo sembra quasi svolgersi fuori dal tempo e dallo spazio, in una dimensione parallela in cui dominano il controllo delle proprie emozioni e del proprio corpo, più che le leggi della fisica.
  7. Stile
    Lo stile risulta essenziale. Frasi spezzate, minime descrizioni. Adatto per seguire il ritmo di un combattimento, ma poco adeguato a formare nella mente del lettore un'immagine chiara di ciò che avviene.
  8. Conclusioni
    Il tentativo risulta lodevole, ma la mia impressione è che non sia del tutto riuscito. Non si tratta solo della difficoltà di rendere visibili i dettagli di una lotta, di per sé già un bel problema, ma anche di aver esagerato in alcune parti (il lungo combattimento) a scapito di altre (le scarne descrizioni inziali).
    Normalmente è da evitare la conclusione troppo didascalica, con morale zen annessa, ma in un racconto di questo genere ci può stare, e magari il lettore se l'aspetta.

venerdì 3 giugno 2011

USAM XL: "Gli ispettori della peste" di Oltrebla Bla Bla

Recensioni della XL edizione di USAM di Edizioni XII.
Il cielo è di un intenso colore azzurro; piccole nuvole dai bordi rosa stanno sospese come in attesa del calar della sera, la natura che si appresta a un nuovo passo del suo eterno girare. Tre uomini percorrono la curva di strada che da Castel San Giovanni porta a Corte Nuova e giungono in vista della locanda, la polvere che ricade secca attorno ai loro piedi.
— Qui potrà andare bene — dice Giuliano osservando un garzone intento a inseguire il pollo che dovrà finire nel pentolone della zuppa. L’animale sembra più scaltro del giovane; saltella, corre e guizza, ed è sempre fuori portata.
— Siamo sicuri sia meglio arrivare tutti e tre assieme e non uno alla volta? — chiede Tommaso dandosi una sistemata al saio, le mani che tirano il panno grezzo come se potessero farlo diventare nuovo.
— Certo. Ne abbiamo già parlato. Siamo noi con le nostre azioni a creare la nostra fortuna. Insieme avremo voce più autorevole. E poi è l’Imperatore che lo vuole — risponde Malberto passando una mano sulla tasca in cui riposa un documento arrotolato... (
continua) 

Commento
  1. Antefatto
    Un bel racconto già apparso nella macelleria B del terzo turno della Royal Rumble 2011. Per giunta si tratta proprio del vincitore di quel memorabile turno (memorabile se non altro perché ha visto la mia uscita di scena dal torneo).
    In quell'occasione non l'avevo apprezzato rispetto ad altri racconti apparsi in quell'edizione, ma questa versione rivista e corretta mi ha convinto molto di più. Si vede che la rilettura (di un testo comunque revisionato) ha fugato i miei dubbi.
    Ho controllato con WinDiff le differenze rispetto al testo che avevo già letto e, in alcuni punti, sono davvero notevoli. Questo significa che l'autore non si è limitato a riproporre un racconto che aveva già avuto un discreto successo, ma lo ha rielaborato, probabilmente facendo tesoro delle osservazioni ricevute a suo tempo, e ne ha ricavato un testo più solido e, a mio giudizio, più convincente.
  2. Quarta di copertina
    Che cosa può spingere a sopravvivere a tutti i costi in un mondo ormai in disfacimento? C'è chi si aggrappa alla fede in un mondo ultraterreno e chi si affida al proprio rigore morale; altri invece si lasciano soggiogare dalla lussuria e da altri vizi; alcuni infine non si lasciano prendere dalla disperazione perché vedono nelle disgrazie altrui una possibilità per arricchirsi e soddisfare i propri istinti, abbracciando ciecamente la filosofia del Carpe Diem fino alle estreme conseguenze. Ma a cosa può portare un comportamento così abbietto? Non abita più la giustizia tra gli uomini deturpati dalla peste?
  3. Trama
    Tre imbroglioni attraversano un mondo terrorizzato e abbrutito, in cui la pestilenza ha mietuto le sue vittime. Ne approfittano quanto possono, spacciandosi per ciò che non sono, incaritati dell'imperatore a vigilare sul contagio, e approfittano della loro posizione per soddisfare i loro più biechi istinti. Ma alla fine l'inganno viene smascherato e i tre gaglioffi ricevono la giusta punizione per le loro malefatte.
  4. Personaggi I personaggi sono delineati a sufficienza, anche se non spiccano tra la folla delle comparse. Solo Giuliano, che si lascia andare alla lussuria, si trova a un livello superiore agli altri. Infatti Tommaso e Malberto, pur svolgendo adeguatamente il loro lavoro, risultano piuttosto anonimi: sembra che non abbiano motivazioni forti che li fanno agire. Nonostante questo, gli scambi di battute ricordano certe novellle del trecento e contribuiscono a trattegiare la figura dei personaggi più di inefficaci "introspezioni psicologiche".
  5. Struttura La vicenda si svolge in tre momenti, che coincidono con le fasi di diffusione della peste. In apparenza la conclusione può non sembrare all'altezza col resto del racconto, perché pare introdurre una morale che non è necessaria nell'economia del racconto. Più che altro, però, quello che si nota è la mancanza di quel guizzo in più che avrebbe reso il racconto davvero memorabile.
  6. Ambientazione Inutile dire che l'ambientazione, sia per la materia della narrazione (la peste) che per il periodo storico vero e proprio (metà del trecento), sembra tratta da una compilation di novelle del Boccaccio. Anche certe situazioni in cui si ritrovano i personaggi non fanno che sottolineare questo parallelo. Un limite è insito proprio nel parallelo che il lettore, magari involontariamente, può fare, perché i dialoghi, non risultano abbastanza "invecchiati", e perciò l'atmosfera complessiva può apparire a qualche palato fine un po' troppo artificiosa.
  7. Stile
    Lo stile è molto pulito sia nella narrazione che nei dialoghi. L'eccesso di pulizia che avevo notato nella prima versione, non mi sembra più così accentuato. Questa volta ho avuto l'impressione che anche i dialoghi fossero "sporchi" a sufficienza così come le descrizioni dei comportamenti censurabili, che sono in effetti adeguatamente esplicite.
  8. Conclusioni
    Un racconto che si lascia leggere e non fa gridare al miracolo, però risulta ben costruito e godibile in molte sue parti. Per fare un salto di qualità più consistente, sarebbe opportuno lavorare sui dialoghi per aggiungere loro quella patina di antichità che li renderebbe più efficaci. Sarebbe poi opportuno trovare una conclusione più originale, una trovata, che purtroppo non so suggerire e che eliminerebbe quella morale poco soddisfacente del "polvere eri e polvere ritornerai... e non importa ciò che fai nel mezzo, che tanto è uguale".

giovedì 2 giugno 2011

News: Classifica di Minuti Contati Undead

Classifica dell'edizione Undead di Minuti Contati di Edizioni XII.
Papà e lo zio Giuseppe sono molto bravi a proteggere la nostra terra. Hanno messo un recinto alto intorno ai campi e ai frutteti, così gli zombie non possono entrare. I pali sono così grandi che non riescono buttarli giù nemmeno se spingono in tanti. Papà dice che sono pericolosi, ma non sono capaci di arrampicarsi, per cui non ha paura quando va ad arare il terreno vicino al recinto. Però noi bambini dobbiamo stare lontani, perché un giorno potrebbero riuscire a passare sotto la rete. Ma io mi ricordo che lui e zio Giuseppe l'avevano messa anche sottoterra. Secondo me lo dice perché non vuole che facciamo più quel gioco di correre lungo la rete così gli zombie dall'altra parte ci inseguivano.
Poi c'è un'altra cosa che ha fatto papà per proteggere la terra... (
continua) 

Anche l'edizione Special Undead di Minuti Contati del forum di Edizioni XII è giunto alla sua degna conclusione con la conferma di un instant writer veterano: sgerwk alias Marco Migliori.
Leggendo l'incipit, si capisce che l'argomento sviluppato in 1655 caratteri non è originale. Si tratta del consueto assedio, da parte di orde di zombi, di alcuni sopravvissuti. La forza del racconto è nel suo sviluppo: il punto di vista è quello di un bambino che racconta in un tema scolastico quella che è la normalità della sua vita.
Uno sviluppo originale per un tema (Proteggi la tua terra con la presenza obbligatoria di uno zombie) che poteva prefigurare sviluppi decisamente scontati, visto il poco spazio (1666 caratteri) e il poco tempo (60 minuti minimo con scadenza a sorpresa) a disposizione.
Spero che i vincitori di questi due ultimi Special di  Minuti Contati  vi abbiano ispirato a sufficienza. Non ci resta che attendere con pazienza la prossima edizione.

Intanto, ecco la classifica finale:

PODIO
1. Marco Migliori (Sgewrk) - Tema: 44 punti
2. Alberto Priora (Otrebla Bla Bla) - Agricola: 86 p.
3. Andrea Viscusi (Piscu) - Un Posto al Sole: 97 p.

RANKING ZONE
4. Maurizio Bertino (Peter7413) - La Battaglia per la Fossa del Fungo nell'Era del Fallout: 122 p.
5. Marco Onorati (Ryan79) - Raccolta Differenziata: 127 p.
6. Lucia Coluccia (silver moon) - Barricati: 133 p.

ALBO D'ORO
7. Antonino Lo Iacono (Nephrem Rah) - Vita Matrimoniale: 137 p.
8. Gianluca Santini (Redrum7) - Cagliari Rosso Sangue: 142 p.
9. Tanja Sartori (Lady Ice) - Petali nel Vento: 162 p.
10. Vincenzo Costanza (Edgar Lovecraft) - L'Ultima Difesa: 164 p.
11. Daniele Imperi (Magister Ludus) - La Notte di Isaia: 170 p.
12. Marco Crepaldi (M-A-K) - Vecchi Dimenticati: 180 p.

FUORI ALBO
13. Marco Fronzoni (Olorin) - Assediato: 202 p.
14. Luigi Bonaro (Luigi Bonaro) - La notte che Mel Tiburzio scarburò la sua motosega Husqvarna: 210 p.
15. Michela Zangaretti (MichelaZ) - Il Noce di Davide: 215 p.
16. Grazia Nozomi (Nozomi) - Il Sacrario al Cimitero: 214 p.
17. Angelo Frascella (AngeloF) - Star Zomb: 224 p.
18. Claudia Porta (Musidora) - Ecologia: 241 p.
19. Salvatore D. (zelaph111) - 3UX12: 282 p.

mercoledì 1 giugno 2011

Romanzi: "Moby Dick" di Herman Melville

Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m'interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che m'accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell'anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto... (continua)

Ci sono romanzi la cui trama può essere riassunta in poche parole. Il loro testo però contiene un intero universo di citazioni letterarie, filosofiche, scientifiche e religiose. A una prima lettura sembrano raccontare di viaggi per luoghi esotici, ma in realtà si addentrano negli angoli più oscuri e remoti dell'animo umano.
Uno di questi libri è "Moby Dick" di Herman Melville. Narra dell'ultimo viaggio della baleniera Pequod, comandata dal capitano Achab, a caccia di capodogli, come appunto "Moby Dick", la balena bianca. Tuttavia l'epopea che attraversa le pagine del romanzo, che già di per sé cattura il lettore con i suoi risvolti epici, assume i contorni di un'allegoria della condizione umana, nella cui drammaticità ci si può riconoscere.
Un classico da leggere e rileggere!