domenica 16 ottobre 2011

Grand Prix: "L'isola dell'impiccato" di Leonardo Boselli

Un racconto del Grand Prix 2011 de La Tela Nera.
Il capitano Eastman camminava nervosamente sul ponte del "Saint Andrew", un tre alberi battente bandiera inglese. Intabarrato nella sua divisa, col tricorno calcato sul capo e la sciabola che gli pendeva al fianco sinistro, si muoveva tra i marinai affaccendati con un'agilità notevole, nonostante la gamba di legno. Il suo passo riecheggiava sulla tolda e sembrava imitare il battito di un cuore, come se quel semplice colpo ritmato desse vita all'intero veliero... (continua
Il Grand Prix 2011 è stato un concorso letterario di saggi e racconti organizzato da La Tela Nera. In una manciata di mesi si sono affrontate numerose coppie a suon di pagine scritte. Lo schema di gara, piuttosto complesso, prevedeva una serie di prove in cui si seguiva il modello dei Grand Prix d'automobilismo, variati dall'intervento di carte da gioco dai diversi effetti.
Arrivare fino in fondo è stato molto impegnativo, ma ci siamo riusciti.
Questo raccontino costituisce il mio miglior piazzamento nella gara, un secondo posto. Visto che era l'ultima prova, e i giochi erano ormai fatti per molti, non c'era molta concorrenza, però è comunque una bella soddisfazione.
Spero proprio che l'anno prossimo si ripeta l'esperienza!

lunedì 10 ottobre 2011

Skannatoio V: "Zanne d'acciaio e cannoni al plasma" di Peppino1982

Recensioni della V edizione dello Skannatoio de La Tela Nera.
Il Thunder Lion penetra la termosfera come una meteora ardente. La discesa del bombardiere è stabile. Sotto un cono d’ombra ricopre intere città. Le sue ali portano la notte. Il pilota vede allargarsi a terra la lingua d’atterraggio. Plana sulla pista come un condor seguendo le tracce luminose. Tocca il suolo, le ruote stridono. Percorre frenando ancora cinque chilometri. Si arresta e sputa fuori un ufficiale.
Un blindato lo rimangia e rimette in moto i propri cingoli. Nell’abitacolo del mezzo in viaggio si sente il rumore del bombardiere intergalattico ripartito per flagellare mondi lontani. Il veicolo attraversa una lunga strada circondata da una foresta di sequoie giganti e alla fine giunge a destinazione.
Il colonnello Razzar salta fuori e avanza deciso. Ha un sacchetto di noccioline in mano. I suoi molari triturano implacabili. Sputa una poltiglia giallastra al suolo e getta lontano le arachidi. Davanti a lui si erge la Gaenna. Non ha tempo da perdere. È già all’ingresso. Lo varca abbattendo i cancelli con un pugno. Numerose guardie rimangono al suolo schiacciate dalle porte. Afferra per le zanne il direttore lì impalato e lo butta a terra... 
(continua

Come è noto, lo Skannatoio è un concorso letterario on-line organizzato da La Tela Nera. In questa edizione, la quinta, dodici autori si sono scontrati a suon di classifiche con un racconto su un'impronta insolita e su una scena di panico catastrofica, il tutto in 25k caratteri.

Amarcord
Ero un bimbo quando l'Italia fu invasa dai cartoni animati giapponesi che narravano le gesta di Mazinga Z, Gundam, Goldrake, Jeeg robot d'acciaio, Daitarn III e chi più ne ha più ne metta. Ammetto d'aver seguito più d'una di quelle saghe e mi ci ero moderatamente appassionato.
Di recente ricordo di essermi chiesto come avrebbe potuto essere un racconto di fantascienza che riprendesse il genere dei robottoni e ne descrivesse le gesta. Senza il supporto delle immagini e dei suoni, solo attraverso la parola scritta, non deve essere facile, mi dicevo. Il racconto di Peppino1982 me lo ha dimostrato.

Quarta di copertina
Una meteora si abbatte sul Madison Square Garden seminando morte e distruzione. Ma si tratta davvero di una meteora? Dopo alcuni attimi di disorientamento la folla si accorge che New York e l'intero pianeta sono in balia di una sciagura ben più terrificante. Riusciranno gli esseri umani a fronteggiare un popolo di giganteschi guerrieri pachidermiformi, o soccomberanno sotto la loro schiacciante potenza di fuoco?

Trama
Il racconto ci presenta un mondo alieno popolato da creature di enormi dimensioni. All'inizio sembra di trovarsi di fronte a una vicenda in cui si consuma una non ben specificata vendetta. Uno dei protagonisti, Loxodonta, è tenuto prigioniero, per non meglio precisati motivi, e sembra in balia di un altro personaggio, Razzar, che si vuole vendicare, o almeno così dichiara lui, per non si sa quale ragione. Si scopre però che il tentativo di vendetta era solo un espediente per liberare il prigioniero, che viene quindi catapultato sul pianeta Terra, dove semina morte e distruzione. I suoi inseguitori cercano di eliminarlo, ma cadono vittime di tremende esplosioni a livello planetario. Il traditore è ancora Razzar: con Loxodonta si è impossessato della Terra e userà il pianeta come base per minare le fondamenta della Federazione di cui fanno parte.
La trama non è molto semplice da seguire. A parte la complessità intrinseca, l'avvenimento cruciale, cioè il tradimento di Razzar, in combutta con Loxodonta, viene introdotto senza alcuna apparente motivazione. Purtroppo neppure la conclusione risolve pienamente la questione, infatti tutto termina con un cliffhanger che richiede un successivo episodio, visti i punti importanti rimasti irrisolti. La storia, rimasta aperta, sembra non essere del tutto compiuta.
Un'altra pecca della trama consiste nell'arbitrarietà di certi eventi. Perché Loxodonta sceglie proprio la Terra? Perché Razzar decide di allearsi con lui e di liberarlo? Ma soprattutto perché Loxodonta è in carcere? Sono tutti punti che richiederebbero qualche accenno in più, senza per forza rovinare la suspense, ma per calare maggiormente il lettore nella storia e non per lasciarlo in balia di un tirare a indovinare che lo lascia insoddisfatto.
Per il resto, la storia di per sé non è male. Soprattutto per quanto riguarda l'ambientazione del mondo alieno.

PersonaggiGli alieni antropo-pachidermiformi sono tutti piuttosto simili nelle loro caratteristiche fisiche e sono ben descritti nella loro fisicità prorompente e distruttiva. Non è facile illustrare a parole il movimento di un essere di quelle dimensioni, e nel racconto si è fatto il lodevole tentativo di mostrare, più che raccontare, quel gigantismo. Non era però facile mantenere per tutto il racconto lo stesso livello e talvolta si tende a dimenticare d'avere a che fare con dei giganti. In questi casi, l'uso di verbi specifici aiuta, e in alcune parti il tentativo è riuscito.
Se la fisicità è una caratteristica comune agli antropo-elefanti, ben diversa è la questione dei caratteri. È interessante il confronto tra Razzar e il direttore. Il primo domina sia fisicamente che psicologicamente il secondo, e la scelta di portare avanti di pari passo le umiliazioni corporali con quelle psicologiche è azzeccata. Ne risulta un quadro molto netto, chiaro, di come funzioni il mondo di quegli alieni, in cui la potenza distruttiva esercitata nel dominare gli altri è allo stesso tempo una nota caratteriale.
Razzar è definito dal suo dinamismo, da come prorompe nella scena; il direttore è delineato dal suo avere sempre la peggio; invece Loxodonta non è ben inquadrato psicologicamente. In prigionia dimostra una tempra inossidabile, sulla Terra rivela una colossale potenza di fuoco, ma alla fine non si scopre di lui molto altro. In confronto a Razzar ha poco spessore.
In conclusione, la resa dei personaggi è adeguata alle difficoltà del compito: cercare di rendere un personaggio, che di solito il lettore si figura di dimensioni a "misura d'uomo", nelle sue reali dimensioni. Magari il risultato non è del tutto riuscito, ma i passi verso la giusta direzione sono stati fatti.
Un accenno ai personaggi "umani": il Presidente. Il conflitto interiore che lo porta al suicidio è solo accennato. Poteva essere l'occasione di presentare un personaggio con cui il lettore potesse empatizzare, come attivo antagonista di colossi disumani, ma la sua apparizione è stata troppo fugace, per quanto le possibilità di fargli acquisire spessore e importanza ci fossero tutte.

StrutturaNonostante la trama contorta e, in certi aspetti, irrisolta. La struttura del racconto è lineare. Non ci sono flashback che spieghino ciò che è avvenuto o cosa accadrà. In questo racconto sarebbero stati davvero l'ideale per chiarire ciò che invece è dato per scontato. Sarebbe stato bello un flashback che spiegasse perché Loxodonta è in prigione: dopo aver catturato il lettore con un incipit molto dinamico e aver lasciato crescere la storia con il richiamo irresistibile di una vendetta, è un peccato scoprire che era solo una finta. Dopo aver accusato il colpo, il lettore si aspetta che qualcosa di avvincente catturi la sua attenzione, oppure che qualche retroscena venga rivelato, altrimenti si può sentire tradito o preso in giro.

AmbientazioneCome dicevo, il tentativo di mostrare che la scala in cui si svolgono gli avvenimenti non è la nostra, ma di qualche decina di volte più grande, è lodevole. Il trucco scelto per ottenere l'effetto è quello di accentuare il dinamismo di alcuni movimenti. Però l'agilità di Razzar provoca spesso l'effetto contrario. Forse in certe scene si sarebbe dovuto sottolineare l'inerzia di quei corpi, proprio per accentuarne la pesantezza. L'effetto comunque è ben reso nei contatti dei pachidermi tra di loro e con l'ambiente. Mentre sul pianeta alieno certe frasi hanno un effetto di straniamento (si intuisce che qualcosa è fuori dimensioni, ma forse non lo si coglie pienamente), la cosa diventa evidente quando Loxodonta giunge sulla Terra. A quel punto diventa più facile e la "scena di panico" risulta in parte efficace anche grazie alla descrizione delle tremende conseguenze che i movimenti dell'alieno provocano su ciò che lo circonda.
L'ambientazione terrestre non presenta particolarità degne di nota. È piuttosto standard: abbiamo già visto King Kong e Godzilla muoversi a New York e non sempre Loxodonta riesce a rievocare pienamente quelle scene.

StileLa scrittura è a tratti spezzettata. Frasi brevi e un uso smodato del punto fermo sono efficaci, ma possono stancare se non si cambia tono per gran parte del racconto. Lo stesso vale per la scelta del tempo presente: dona immediatezza all'azione, ma mi sarebbe piaciuto trovare qualche frase al passato, un ricordo, un flashback, un qualcosa che interrompesse il flusso continuo del presente.
Una frase che si sente citare spesso: "show, don't tell", È un mantra che si ripete, qualche volta anche a sproposito, ma in questo caso mi sembra azzeccato. Una frase a caso: "È una scena sconvolgente per le persone lì assiepate". Nelle frasi precedenti avevi già mostrato gente sconvolta alla vista di ciò che stava accadendo, perché spiegarlo al lettore che lo ha già capito assistendo alla scena? È come appiccicare al quandro di una natura morta una terghetta con scritto "natura morta": perché mi distrai facendomi leggere qualcosa che avevo già capito facendolo passare per fondamentale?

Orme del terroreDi impronte ce ne sono parecchie e abbastanza terrorizzanti. E poi c'è anche un "enorme cratere segna come un’orma gigantesca", che è una bella immagine.

Scena di panicoIl panico descritto in questo racconto è piaciuto a parecchi, a giudicare dal numero di punti bonus collezionati. Non ho un metro per giudicare gli altri racconti da questo punto di vista, ma più che la scena di panico in sé, mi è sembrato che fosse efficace l'azione devastatrice di Loxodonta. D'altra parte cosa c'è di meglio di un enorme pachiderma corazzato e armato fino ai denti che fa strage di minuscoli esseri umani? Oltre all'immagine delle impronte lasciate ricolme di cadaveri schiacciati, abbastanza truculenta, c'è anche il tempo per sdrammatizzare, ed è un'ottima scelta in scene così estreme, col lancio delle cheerleaders a canestro, tanto per fare un esempio.

ConclusioniL'idea del racconto mi è piaciuta e, rispetto ad altri tuoi lavori, mi sembra un bel passo avanti. È entrato nella cinquina grazie ai punti bonus della scena di panico, ma ciò seignifica che comunque era a ridosso dei migliori e sopra la media. Le pecche le ho già evidenziate: una trama che non risponde a tutte le domande che suscita, e un tentativo di rendere visibili situazioni insolite riuscito in alcune parti, ma in altre ancora troppo raccontato.
Per il personaggio di Razzar così scolpito e per la scena di panico distruttiva mi sento di dare qualcosa in più della stretta sufficienza.
Potresti riprendere il racconto tra qualche tempo, quando certe parti ti verrà naturale limarle senza soffrire troppo, e magari incastonare la vicenda tra altre sequenze per offrire al lettore un'esperienza più completa e appagante. A quel punto perché non riproporlo in altri concorsi che sono in questi paraggi? Anche a te un grosso in bocca al lupo! :woot:

Voto: 6 +

mercoledì 5 ottobre 2011

Skannatoio V: "Il Libro dei Morti" di einna

Recensioni della V edizione dello Skannatoio de La Tela Nera.
Il fiume scorreva lento sotto la feluca. Il nubiano al timone sorrideva e cantava con voce profonda. I turisti immergevano i loro sguardi in quella tavolozza di colori accesi, nel blu cobalto delle acque del Nilo, nel verde smeraldo delle piante sulla riva e nel giallo ocra delle colline circostanti, per tornare ad asciugarli negli occhi, neri come la pece, dei ragazzini che, a bordo, vendevano monili e piccoli oggetti artigianali.
"Italiani, guarda laggiù! Piccolo coccodrillo!" disse il timoniere indicando quello che sembrava un tronco d'albero sul pelo dell'acqua.
Come in un balletto ormai rodato, diciannove teste si voltarono all'unisono, danzando sulla sinfonia degli otturatori delle macchine fotografiche... 
(continua

Come è noto, lo Skannatoio è un concorso letterario on-line organizzato da La Tela Nera. In questa edizione, la quinta, dodici autori si sono scontrati a suon di classifiche con un racconto su un'impronta insolita e su una scena di panico catastrofica, il tutto in 25k caratteri.

 
Una considerazione personale sull'autrice
Dei racconti di einna che ho letto finora ho sempre ammirato due caratteristiche. La prima è la capacità di narrare con lucidità scene fortemente drammatiche, vivisezionandole nella loro crudezza e riuscendo quasi a renderle accettabili al lettore, per poi colpirlo a tradimento con qualche particolare che rende intollerabile la "normalità" di quella tragedia. La seconda, invece, è la cura con cui vengono rappresentate le ambientazioni: non risultano mai ovvie o banali, ma sempre documentate in modo adeguato e soprattutto insolite, perché spesso non si tratta di luoghi visti e rivisti. Mi riferisco, per esempio, ai frequenti riferimenti a Sarajevo.
Questo racconto, nei limiti dovuti chiaramente ai tempi di stesura ristretti, non fa eccezione, ma fino a un certo punto, come spiegherò più avanti.

Quarta di copertina
Un viaggio in Egitto. I colori, i suoni, le suggestioni del regno dei Faraoni stordiscono le torme di turisti che, istupiditi dalla loro ignoranza, scattano foto a raffica senza guardare nè capire ciò che inquadrano. Solo un uomo di quella comitiva comprende ciò che ha di fronte e, seguendo percorsi battuti da milioni di altri stranieri inebetiti, spera ancora di incappare in qualche importante scoperta, che coroni la sua passione di archeologo dilettante. Ha compiuto molti altri viaggi, ben più avventurosi, ma proprio quell'escursione gli darà l'occasione di trovare quello che cerca: esplorare luoghi mai visitati da anima viva. Cosa si cela dietro l'ultimo angolo di quell'oscuro corridoio? La scoperta di una vita, o solo un'amara disillusione?

Trama
Il racconto ci presenta una comitiva di amici in viaggio. Tra di essi c'è Marco, un industriale che si diletta di archeologia. Durante una normale escursione, un evento catastrofico provoca il crollo di alcune rovine che feriscono e in parte uccidono i membri del gruppo. Marco si trova in un corridoio e in un primo tempo pensa di essere di fronte alla scoperta della sua vita, ma presto si rende conto di essere sottoposto al tribunale degli dei egizi: si rende conto perciò di essere morto. Presto verrà raggiunto da tutti i suoi compagni di viaggio, perché la diga, minata dal terremoto, sta per cedere.

La trama è ben condotta nella prima parte. C'è una fase di preparazione in cui i personaggi vengono introdotti e descritti attraverso le loro azioni e i commenti degli uni verso gli altri. Purtroppo, oltre la scena di panico, il racconto si fa troppo raccontato e poco mostrato. In questo deve aver influito la mancanza di tempo, ma l'opera va giudicata per come è nonostante le attenuanti, perciò la "scoperta" del protagonista non viene introdotta con la necessaria suspense, ma soprattutto si capisce troppo presto cosa gli è accaduto. Inutile dire che la fretta di concludere è evidente nella parte finale, ma c'è spazio per lavorare al racconto e migliorarlo seguendo tutte le indicazioni fornite nei vari commenti.

Personaggi
Marco è abbastanza ben delineato nella sua caratteristica di esploratore dilettante. In questo risulta piuttosto stereotipato, il che non guasta, ma forse si potevano evitare i troppi accenni a Indiana Jones. Insomma, dopo un po' s'era capito. Quindi il protagonista, piuttosto squadrato, è reso bene nella prima parte, eccetto per gli eccessi che dicevo. Meno bene nella seconda (nel post-panico). Capisco che la sua passione per l'archeologia lo catturi (e ammetto anche che possa trovarsi in una condizione "mentale" particolare), però è poco realistico dire:

Alle sue spalle, all'esterno, c'era la tragedia, come poteva intuire dai lamenti che giungevano sin lì. Sua moglie era là fuori, forse era ferita. Davanti a lui c'era il mistero. La fama poteva essere in quel tunnel.

La moglie poteva essere ferita? Poteva anche essere morta per quel che ne sapeva! Va bene, la fama era davanti a lui, però questo rende il personaggio estremamente cinico e non mi pare che sia nelle sue corde, per quanto pieno di sé potesse essere. Piuttosto potresti insistere sulla preoccupazione per la moglie, anche se poi si troverà a seguire un percorso obbligato che lo porterà dove deve inevitabilmente andare.
Il personaggio di Massimo invece è reso molto meglio dall'inizio alla fine. Convincenti i suoi commenti nei confronti di Marco, adatti a delinearne le caratteristiche. È il personaggio con cui il lettore empatizza di più, senza però togliere la scena al vero protagonista.
Le mogli sono accennate quanto basta, ma non c'è molto altro da dire su di esse.
Per quanto riguarda gli dei, sono troppo elencati. In effetti, il lettore può non essere un egittologo (anzi con tutta probabilità non lo è), ma la descrizione del pantheon egiziano è davvero troppo didascalica. Questa parte è quella che risulta più affrettata di tutte ed è un peccato, visto che avrebbe dovuto essere quella con più suspense.

Struttura
La sturttura è piuttosto lineare. C'è una parte iniziale in cui si presenta l'ambiente e il cast del racconto: è decisamente ampia rispetto al resto e si prende il giusto respiro. Si passa quindi alla scena di panico, spartiacque del racconto di cui parlerò dopo. Infine, la "scoperta" di Marco che prefigura un ulteriore sviluppo drammatico. L'ultima scena svela cosa in realtà ha "vissuto" il protagonista (purtroppo già ampiamente intuito dal lettore) e il concretizzarsi all'orizzonte dell'ulteriore minaccia.
Di per sé la struttura non presenta pecche: il punto debole è nella realizzazione.

Ambientazione
Molto bene la rappresentazione dell'ambiente nella parte iniziale. Colori, suoni e tutti gli elementi che ci si aspetta in un viaggio sul Nilo ci sono, per giunta trattati con cura e presentati con ricercatezza. Il lettore attento viene calato nella giusta atmosfera. Ci sono perfino riferimenti storici molto precisi, che rendono i luoghi in cui si muovono i personaggi solidi e vividi. Purtroppo questo avviene soprattutto nella prima parte; nella seconda l'equilibrio si rompe e diventa tutto più schematico: addirittura troppo quando appare l'assemblea degli dei.
C'è poi questa serie di domande che è quasi esilarante:

Era una rappresentazione per i turisti o lì sotto si celava veramente la scoperta archeologica più colossale di tutti i tempi? Chi erano costoro che impersonavano le principali divinità dell'antico Egitto? Chi si nascondeva sotto la maschera di Anubi?

Fa molto "Voyager" ;)
Diciamo che non è male accostata al personaggio di Indy, ma stona con la drammaticità di ciò che sta avvenendo.

Stile
Lo stile è molto ricercato nella parte iniziale, ricco di immagini e di vocaboli appropriati. Si nota davvero la cura nella scelta delle parole e dei costrutti, possibile in una prima fase in cui il tempo non scarseggiava. Lo stile poi si asciuga, stranamente, nella scena di panico. È bene che ciò avvenga in certi dialoghi che altrimenti risulterebbero troppo pesanti, ma la scena di panico è troppo asettica (leggi anche più sotto), mentre avrebbe necessitato di immagini più vivide ed evocative.

Orme del terrore
Le orme insolite ci sono. Le loro caratteristiche sono davvero particolari, e quindi il lettore comincia a prefigurarsi che, di lì a poco, qualcosa di veramente strano starà per accadere. Se penso che la richiesta delle "impronte insolite" ha poi generato, intorno a essa, la vicenda del racconto, rimango ammirato dalla fantasia di einna.

Scena di panico
Come ho già accennato, la scena di panico risulta essere un punto debole del racconto. Dovrebbe spaventare e sconvolgere (o al limite divertire, dato che gli opposti si possono toccare), ma lo stile essenziale, troppo asciutto, non coinvolge il lettore, che resta freddo nel seguire tutto ciò che accade. È proprio questa freddezza e mancanza di coinvolgimento che mi colpito; mi aspettavo, infatti, una descrizione che fosse anche asettica, ma che a un certo punto colpisse per un motivo o per l'altro. In questo caso, invece, è scivolata via senza lasciarmi quelle emozioni particolari che in altri lavori mi avevi fatto provare.
Peccato, perché una scena di panico efficace era molto importante in questa edizione e poteva portare molti punti bonus.

Conclusioni
Un racconto convincente e ben curato nella prima parte, che reputo più che buona sia per quanto riguarda la presentazione dei personaggi che per la descrizione dell'ambientazione. Nella seconda parte il racconto scappa un po' di mano e perde di efficacia, soprattutto per la fretta di dover concludere e consegnare. Si tratterebbe di un'attenuante se la gestione del tempo non facesse parte della gara. Comunque mi sento di dare una sufficienza stretta alla conclusione e, mediamente (per quanto non abbia molto senso fare medie in questi casi), giudico il racconto discreto. Con un'attenta revisione, più pathos nella scena di panico e più suspense nella parte finale, potrebbe fare parecchia strada in altri concorsi. In bocca al lupo! :woot:

Voto: 7 —

domenica 2 ottobre 2011

News: Classifica di Minuti Contati XXI

Classifica dell'edizione XXI di Minuti Contati di Edizioni XII.
- Ah!
Urla, reazione standard. Scappa, che novità. Ogni suo passo mi fa sobbalzare come neanche un T-Rex, oversize.
Vorrei sospirare, ma lo spago cucito a chiudermi la bocca mi fa desistere.
Entro in casa e mi accorgo che la donna ha fatto cadere la sigaretta sul tappeto. Poso la valigetta, la apro, prendo la pistola ad acqua e spengo il mozzicone: situazione già incontrata.
Prendo la foto, lo spillone, la matita a sangue e il foglio bianco e mi inoltro lungo il corridoio, in fondo una porta chiusa: il bagno, sempre lì vanno a rifugiarsi.
- Che palle - vorrei poter dire.
Raggiungo la porta e busso.
- Ah! Aiuto! Chi sei? Che vuoi?...
(continua

Incipit del racconto vincitore delle XXI edizione di Minuti Contati del forum di Edizioni XII.
Un inizio enigmatico. Chi racconta? Come andrà a finire?
Il tema di questa edizione era: binari storti con limiti di spazio (1717 caratteri) e di tempo (90 minuti).

Ecco la classifica finale:

PODIO
1. Non ho la bocca ma vorrei urlare, di Maurizio Bertino (Peter7413): 51 punti
2. Pendolari, di *** (Fra.maia): 66 punti
3. La storia di Erik, di Francesco Mastinu (Frank Colton): 73 punti

RANKING ZONE4. La locomotiva Cla! Cla!, di Giordano Efrodini (giudappeso): 75 punti
5. Codice binario, di Tanja Sartori (Lady Ice): 82 punti
6. Ludica anarchia, di *** (Epoch): 87 punti

IN ALBO D'ORO7. Bondage train de vie, di Giuseppe Agnoletti (rehel): 88 punti
8. I cercatori, di Alessandra Lusso (strellima): 94 punti
9. Piccoli dettagli che contano, di Marco Cardone (Cattivotenente): 100 punti
10. Accudienza, di Chiara Paci (Swetty): 102 punti
11. Il controllore, di Viola Lodato (KillerQueen): 112 punti
12. Lo scarafaggio, di Marco Migliori (Sgewrk): 114 punti

FUORI ALBO13. A sua immagine, di *** (Tzenobite): 138 punti
14. Il libro che siamo, di Marco Fronzoni (Olorin): 145 punti
15. Vamos a matar el tren, di *** (Peppino1982): 154 punti

mercoledì 31 agosto 2011

Scannatoio IV ½: "Che vuoi che ti dica? Amo il Fantasy" di Cattivotenente

Vincitore della IV ½ edizione dello Skannatoio de La Tela Nera.
Tra le pareti del corridoio rimbombò una mitragliata di colpi assordanti. Soren Larsen, chiuso nella penombra del laboratorio a tenuta stagna, rilasciò la vescica. È arrivato, pensò.
Tornò alla tastiera del computer, ma le mani gli tremavano troppo. Quel rumore impossibile, familiare e alieno al tempo stesso, aveva compromesso definitivamente ogni possibilità di pensiero razionale. Sembrava lo scalpitio di un cavallo, ma nella cadenza sbagliata di un bipede.
Non riusciva a smettere di pensare a ogni singola parte del suo corpo. Cuore, polmoni, genitali, occhi. Visceri. Si artigliò il mento tremante e cominciò a piagnucolare, incurante del muco che gli scendeva dal naso. Mi mangerà, pensò. Spezzerà le ossa, strapperà la pelle, scaverà fra le viscere. Mi divorerà un pezzo alla volta. Da vivo.L’unica incognita, era quanto ci avrebbe messo a trovarlo. Sperava abbastanza da consentirgli di completare un campione del prototipo.
“Devo calmarmi”, disse involontariamente ad alta voce. Nel corridoio, il rumore di zoccoli si arrestò. Dopo qualche secondo, ripartì nella sua direzione... (continua

Lo Skannatoio, il concorso critico-letterario on-line organizzato da La Tela Nera, ha da poco terminato una sua edizione speciale, denominata Ventiquattr'ore nel pozzo senza fondo. Nove autori si sono misurati proponendo racconti ispirati da una lista di 15 oggetti, il tutto in 10k caratteri.
L'incipit è tratto dal racconto vincitore, Cattivotenente, che si è cimentato sul tema del Minotauro. Uno scienziato è braccato da un mostro: riuscirà a sopravvivere? Ma soprattutto, da cosa è stato generato quel Minotauro redivivo? 

sabato 6 agosto 2011

News: Classifica di Minuti Contati XX

Classifica dell'edizione XX di Minuti Contati di Edizioni XII.
- Lo hai sentito anche tu?
Ogni sera la stessa storia, la stessa domanda. È sufficiente che tramonti il sole, per Matteo. Oddio, mica solo per lui.
- Dormi, amore mio - dico con tutta la dolcezza di cui sono capace.
- Me lo hai promesso, mamma - mi risponde, con gli occhioni sgranati, appena illuminati dalla lampadina da 20 watt sul comodino.
- Certo, domani. Di giorno.
Gli lascio un bacio sulla fronte. Odora di sapone e salsedine, il mio Matteo. Spengo la luce, chiudo la porta.
Faccio il giro di casa a controllare che sia tutto sprangato. Alla fine appoggio la schiena al portone, tenendo con tutta la mia forza il fucile.
Il mare ruggisce contro gli scogli, alla base del faro. Sembra che...
(continua

Ecco l'incipit del racconto vincitore dalle XX edizione di Minuti Contati del forum di Edizioni XII.
Tutta la storia si gioca sull'amore di una mamma per il proprio figlio. Riuscirà a portarlo via dall'isola? Leggete il racconto e lo saprete, forse.
Il tema di questa edizione era: dall'altra parte dell'isola con usuali limiti di spazio (5000 caratteri) e di tempo (120 minuti).
Si terrà l'edizione di agosto? Tra qualche settimana lo sapremo.

Ecco la classifica finale:

PODIO

1. Sotto l'isola del faro (Kendalen) - 58 p.

2. L'isola di Marco (Peter7413) - 64 p.
3. Non solo mostri (=swetty=) - 79 p.

RANKING ZONE

4. Il rovescio della medaglia (sgerwk) - 82 p.
5. Il pellicano (Artyus) - 85 p.
6. Quelli dell'isola (Lady Ice) - (ore 23.09) - 91 p.

ALBO D'ORO

7. L'altra parte della tua isola (Frank Colton) -(ore 23.43) - 91 p.
8. Una buona conversazione (giudappeso) - 92 p.
9. Dall'altra parte, tra l'estasi e l'amore (Nozomi) - 109 p.
10. Isole d'acqua (gelostellato)- 110 p.
11. Panthera Tigris Sondaica (Piscu) - 116 p.
12. L'invasione (Ryan79) - 118 p.

FUORI ALBO

13. La scogliera (Marlene)- 170 p.
14. L'onda della mutilazione (Luigi Bonaro) - 196 p.
15. La meta (Zelaph111) - 212 p.
16. Il re Zorbas (peppino1982) - 227 p.

ELIMINATI
Dall'altra parte dell'isola... (HolidayGoLightly) - NC
Una cosa sola (M-A-K) - NC

sabato 23 luglio 2011

Skannatoio IV: "Un noir dell'altro mondo" di Cattivotenente

Recensioni della IV edizione dello Skannatoio de La Tela Nera.
Garrett entrò nel bar accolto da selva di sguardi ostili. Si fece strada attraverso il locale tagliando la penombra fumosa, avvolto in un trench consunto. Si sedette al banco e ordinò un vagiti. Solo stare in quel posto gli dava la nausea. A dire la verità, lo rivoltava letteralmente sottosopra. Resistette alla tentazione di sparire alla velocità della luce e sollevò un po’ la testa, guardando da sotto la tesa del cappello il brutto muso del barista, che stava rovesciando il liquido chiaro nel bicchiere unto che gli stava davanti. Poggiò una banconota sul bancone, che l’uomo afferrò e intascò immediatamente. Subito dopo, un’espressione sollevata gli comparve sul volto.
“Tu devi essere Aristides”, disse Garret, appena prima di ingurgitare un gran sorso del suo vagiti. Mentre scendeva, il liquido gli corroborava l’animo e pareva confortarlo dall’interno. Si sentì subito meglio e i crampi allo stomaco si allentarono fino a sparire.
“Chi lo vuole sapere?”, chiese l’altro... 
(continua

Come è noto, lo Skannatoio è un concorso letterario on-line organizzato da La Tela Nera. In questa edizione quindici autori si sono scontrati a suon di classifiche con un racconto su un militare degradato e sull'uso improprio di un'arma propria, il tutto in 20k caratteri.
L'incipit è tratto dal racconto vincitore dello Skannatoio, IV edizione. Segue il commento preferito dall'autore.

Commento di Polissena C.
Mi è proprio piaciuto, la seconda parte talmente tanto che sembra quasi scritta da una mano diversa, rispetto alla prima!
Ci hai offerto una visione alternativa dell’aldilà davvero eccitante. Tra l’altro questa frase “Potrei sempre portare questa a un paio di angioletti che conosco e fargli il tuo nome” prende tutto un altro significato!
Non ho trovato l’uso dell’arma, ho solo trovato un arma non usuale, e questo è un vero peccato perché il racconto mi ha davvero ispirata ed entusiasmata, ma purtroppo il non aver rispettato il regolamento lo farà scendere nella mia personale classifica.
Non dirmi che l’arma era la bomba-macina pepe, perché anche io ho una pistola accendi sigari ma non è un’arma!

venerdì 22 luglio 2011

News: Classifica di Minuti Contati XIX

Classifica dell'edizione XIX di Minuti Contati di Edizioni XII.
Essere Bagonghi è dura, perché succede che qui al circo tutti ti canzonano, e la gente si avvicina alle gabbie a lanciare le noccioline, come se fossi una scimmia zozza.
Non sono un merdoso di scimpanzé.
Io me ne sto tutto il giorno per il conto mio a cantare le canzoni d'amore, e a chi mi tira le noccioline abbaio perché non voglio essere cercato.
E' successo che a me prudesse per la Teresina, che è la figlia del mangiatore di fuoco, che ci ha tredici anni e le trecce belle, nere e lucide che mi ci potrei specchiare. Una notte...
(continua

La XIX edizione di Minuti Contati del forum di Edizioni XII ha una nuova vincitrice, che per giunta e una new entry del concorso. È proprio vero che di instant writer se ne può contare uno al minuto!
In una manciata di caratteri si racconta di un amore non corrisposto. Come finirà questa storia tormentata? Non ci sono dubbi sull'epilogo se si tiene conto che il tema del concorso era Delitto al circo dei Freaks. Nulla di originale quindi, ma sempre un'impresa tenuto conto dei limiti di spazio (2500 caratteri) e di tempo (120 minuti).
Tra pochi giorni inizia una nuova edizione. Vuoi mancare proprio tu?

Ecco la classifica finale:

PODIO
1. Essere Bagonghi, di Alessandra Lusso (Strellima): 79 punti

2. L'età delle scoperte, di Chiara Paci (=swetty=): 89
3. La loro sola difesa, di Ariele Agostini (AragOs): 98

RANIKING ZONE
4. Tempi moderni, di Maurizio Bertino (Peter7413): 99
5. L'omicidio perfetto, di Vincenzo Costanza (Edgar Lovecraft): 108
6. Uno di noi, di Alberto Priora (Otrebla Bla Bla): 117

IN ALBO D'ORO
7. La grigliata, di Francesco Mastinu (Frank Colton): 135
8. A tua immagine e somiglianza, di Michela Zangaretti (MichelaZ): 142
9. Rinascita, di Viola Lodato (KillerQueen): 146
10. Solange, di Matteo Gambaro (alaine): 149
11. Un buon posto di lavoro, di Cattivotenente: 174
12. Lo spettacolo deve continuare, di Tanja Sartori (Lady Ice): 178

FUORI ALBO
13. Ricerca sul campo, di Tina Caramanico (Selene B.) : 180
14. Sembra una barzelletta, di Dr. Mephisto Haderer: 211
15. Tante lacrime, di Claudia Porta (Musidora): 217 (ore 22.05)
16. La gabbia, di Fiorenzo71: 217 (ore 22.47)
17. Un giocattolo nuovo, di GDN76: 219
18. Il richiamo, di Magellanico: 241

SQUALIFICATI (per non aver postato le classisfiche)
I migliori anni, di Andra Viscusi (Piscu)
La maledizione del Circo, di Luigi Bonaro

giovedì 23 giugno 2011

Saggi: "Legione, il demone di Gerasa" di Leonardo Boselli

I miei saggi d'annata per La Tela Nera.

Gadara era una città della Decapoli, una regione che si trova a est del Giordano, a sud della Galilea e a nord della Giudea. Nei suoi pressi è avvenuto uno degli episodi più enigmatici dei Vangeli: la guarigione a opera di Gesù di un uomo posseduto da una "legione" di demoni.
Tutti i Vangeli sinottici ne parlano. Secondo la filologia, il racconto più vicino alle fonti originali è quello di Marco (Marco 5,1-20), che Luca riprende nella sua interezza (Luca 8,26-39), mentre Matteo lo presenta in forma riassunta (Matteo 8,28-34).
"Quel giorno la vita di Johanan stava per essere di nuovo sconvolta. Anche quella mattina, prima dell’alba, si era alzato... (continua)

mercoledì 22 giugno 2011

Saggi: "I Malebranche, i diavoli della Quinta Bolgia" di Leonardo Boselli

I miei saggi d'annata per La Tela Nera.

Per stilare un elenco dettagliato delle creature leggendarie della mitologia greca conosciute nel medioevo è sufficiente leggere la Divina Commedia di Dante Alighieri: in ogni canto si possono trovare numerosi accenni agli antichi miti, mescolati a personaggi contemporanei al poeta e alle concezioni filosofico-religiose della sua epoca.
Dante non si è limitato a utilizzare figure dalle caratteristiche consolidate, ma le ha piegate ai suoi scopi, alle sue invettive politiche, e le ha riadattate al modo di pensare del suo tempo. In effetti, ogni personaggio mitologico, immaginato secoli prima che la religione cristiana si diffondesse, non avrebbe avuto molto senso se non rivisto alla luce della dottrina che costituiva l’unico modo per interpretare la realtà del mondo trecentesco.
Il poeta, comunque, oltre a... (continua)

martedì 21 giugno 2011

Saggi: "La maledizione di Tutankhamon" di Leonardo Boselli

I miei saggi d'annata per La Tela Nera.

A meno di non essere studiosi di egittologia, o comunque dilettanti appassionati dell’argomento, pochi sanno citare con sicurezza gli avvenimenti importanti dei tremila anni di storia dell’Egitto dei faraoni. Le nozioni imparate a scuola si riducono a pochi nomi e a fatti piuttosto confusi.
Forse si ricorda la vicenda di Mosè (comunque nella versione narrata dal punto di vista del popolo ebraico) e qualche divinità del pantheon egiziano, di certo si conoscono le piramidi (almeno le tre della piana di Giza) e altri monumenti importanti. Sicuramente si ha presente la particolare forma di scrittura basata su geroglifici, l’importanza del Nilo e il limo fertilizzante riversato nei campi durante le piene.
Sono tutte notizie che... (continua)

sabato 11 giugno 2011

Corti: "Ufficio timbri" di Leonardo Boselli

I miei corti d'annata per i Minuti Contati di Edizioni XII.

Tema: Burocrazia
Tempo: 1 ora
Caratteri: 1500

Sic incipit... "Ufficio timbri" di Leonardo Boselli
Anatolj Zaitsev lavorava da quasi 50 anni all’ufficio timbri dell’Anagrafe di Uralik, il capoluogo della regione. Prendeva servizio alle otto del mattino e per otto ore timbrava ogni genere di certificato: di nascita, di assunzione, di matrimonio, di licenziamento, di divorzio, di morte. Ogni documento aveva un timbro apposito, che gli attribuiva la necessaria validità, e lui aveva sviluppato una naturale predisposizione a scegliere quello giusto. Per questo il Partito lo aveva selezionato per quel lavoro.
Un giorno Anatolj calcolò che nella sua vita aveva apposto quasi mezzo miliardo di timbri, anzi arrivò a stabilire il giorno e l’ora esatta in cui avrebbe stampigliato il suo cinquecentomilionesimo: sarebbe avvenuto quel venerdì. Gli era proibito leggere le carte, doveva solamente determinarne la natura dall’intestazione e scegliere la stampigliatura corretta, ma per quell’unica volta nella sua vita si ripromise di leggere quel fatidico documento.
Il mattino del venerdì fremeva nell’attesa, finché non arrivò l’ora cruciale. Subito afferrò la carta che aveva appena steso sul tavolo e ne lesse avidamente il contenuto: “Richiesta di pensionamento forzato per Anatolj Zaitsev. La dirigenza ordina le dimissioni dell’impiegato per raggiunti limiti d’età e ne suggerisce il trasferimento in una casa di riposo presso Kalingrad in Siberia.”
Per la prima volta, dopo 50 anni di servizio, Anatolj distrusse un documento invece di timbrarlo. Gli capitò solo quella volta, mai più fino alla morte, che avvenne serenamente dopo altri vent’anni di servizio.

F I N E

venerdì 10 giugno 2011

Corti: "Lo Spirito" di Leonardo Boselli

I miei corti d'annata per i Minuti Contati di Edizioni XII.

Tema: Una risata vi seppellirà
Tempo: 1 ora
Caratteri: 2000

Sic incipit... "Lo Spirito" di Leonardo Boselli
La spedizione per la conquista della parete nord del Korashan aveva richiesto due anni di preparazione, ma ora Henry Holden, il famoso scalatore, poteva ammirare quella vetta dal campo base, a seimila metri di quota.
Accanto a lui Atal Singh, la guida indiana, disse: «Domani è il grande giorno, ma oggi occorre pregare, per ingraziarsi lo Spirito della montagna.»
«Non ti credevo religioso,» rispose stupito Holden, «credi in Dio?»
Singh rispose: «Io non conosco le divinità che voi stranieri portate appese al collo, ma di fronte a me vedo la montagna. Essa esige rispetto e noi glielo dobbiamo.»
Holden sorrideva delle superstizioni della sua guida. Lui credeva solo nella propria preparazione, si affidava alla sua forza, ai materiali di prim’ordine e ai controlli meticolosi a cui sottoponeva l’attrezzatura.
Il mattino dopo, due ore prima dell’alba, Holden e Singh iniziarono la dura salita verso il secondo campo base. Il percorso, tra spuntoni di roccia, falsopiani innevati e ponti di ghiaccio, richiese più tempo di quanto avessero preventivato e le previsioni meteorologiche si rivelarono imprecise. Cominciò a soffiare un forte vento.
Poco prima di mezzogiorno, erano ancora molto distanti dalla cornice che avevano scelto per la notte. Singh, spaventato, insisteva per tornare indietro: avrebbero potuto ritentare il giorno dopo.
Sopra di loro si innalzava una parete a strapiombo per decine di metri, e li divideva dalla meta uno spesso strato di ghiaccio e neve. Diceva che la montagna li stava respingendo, non era pronta a riceverli; ma Holden fu irremovibile.
«Le tue stupide superstizioni non ci fermeranno» disse, divertito da quella paura irrazionale. «Basta un ultimo sforzo.»
«Lo Spirito della montagna ci sta dicendo di...»
Holden scoppiò a ridere e disse: «Tu credi solo in ciò che vedi e senti lo spirito che...», ma subito si rese conto che stava accadendo qualcosa: guardò in alto e vide il solido strato di ghiaccio e neve, come attratto dalla sua risata, scivolare verso di loro. Quando venne investito ancora sorrideva.

F I N E

giovedì 9 giugno 2011

Corti: "Dodici minuti" di Leonardo Boselli

I miei corti d'annata per i Minuti Contati di Edizioni XII.

Tema: Minuti Contati
Tempo: 2 ore
Caratteri: 7000

Sic incipit... "Dodici minuti" di Leonardo Boselli
«Dodici, Mike. Mancano dodici minuti.»
La voce angosciata di Robert mi ricorda che il tempo sta passando inesorabile, ma lo so bene: il timer è di fronte a me e i suoi led rossi contano ogni maledetto secondo, a ritroso.
Undici minuti e cinquantasette.
Le mie mani ricominciano a tremare. Devo calmarmi, svuotare la mente, ma quella bomba assorbe tutti i miei pensieri, e le mie mani tremano. Quando avevano iniziato? Tanti anni fa, ma quando esattamente?
Ora non lo so più, ma ricordo con precisione il momento in cui quest’ultima bomba è entrata nella mia vita. Ero a letto. Sì, ero steso sul letto, ma non dormivo; fissavo i led rossi della sveglia che contavano lenti i minuti.
Erano le cinque e cinquantasette. Ancora un’ora e tre minuti e avrebbe suonato, avrebbe svegliato Susan che si sarebbe voltata dall’altra parte, mentre io mi sarei alzato. Ma erano ancora le cinque e cinquantasette, la sveglia era muta, mentre suonò il cellulare: era un’emergenza, di quelle da saltare giù dal letto, infilarsi i pantaloni e scordare di farsi la barba.
«Mike, se non te la senti, subentro io» mi dice Robert senza convinzione. Lo fa per scuotermi e non gli rispondo. Non può fare meglio di me; quel congegno è troppo complicato. Nessuno può. Noi due siamo qui solo perché qualcuno deve starci: qualcuno deve far compagnia alla bomba.
Ho svitato la copertura e ora vedo i cavi di dodici detonatori distinti, comandati da circuiti ridondanti. La sola cosa che impedisce loro di esplodere è il timer, che continua senza sosta il suo conteggio: undici minuti e venticinque, dice.
Gli inneschi si inseriscono in dodici placche pentagonali di esplosivo al plastico che formano un dodecaedro. All’interno di quel solido è contenuta la bomba vera e propria: un nucleo di plutonio, una maledetto ordigno atomico sfuggito da chissà quale arsenale, una dannata testata nucleare al centro di Manhattan.
«Undici minuti» dice Robert. Poi per parecchio tempo tace, o meglio farfuglia. Sta pregando.
Fa bene. Forse pregare è davvero l’unica cosa che resta da fare. In undici minuti non puoi andare lontano nelle strade intasate di una città impazzita. Sì, perché le brutte notizie si spargono in fretta: io ne venni a conoscenza alle sei e quarantadue, ora della costa est.
Quella mattina al briefing c’erano proprio tutti. Eravamo nella sala operativa degli uffici dell’FBI. Ti guardavi intorno e vedevi gli agenti speciali, in giacca e cravatta, tirati a lucido; poi c’eravamo noi della squadra artificieri, con la barba di un giorno, mezzi addormentati, alla disperata ricerca di un caffè nero.
Quando ci spiegarono cosa stava succedendo, rimanemmo delusi. Il solito allarme bomba: un qualche agente infiltrato aveva informato i propri superiori che la solita organizzazione terroristica aveva dislocato vari ordigni, probabilmente bombe sporche, in alcune città. Si parlava di Washington, New York e Los Angeles. Il solito falso allarme, pensammo.
Ma verso le dieci del mattino trovarono la bomba di New York. Fu rilevata una forte sorgente radioattiva all’ottavo piano di un anonimo condominio. In quell’appartamento abitava uno dottorando in fisica d’origine mediorientale, ma nato negli Stati Uniti. L’ordigno con tutta probabilità l’aveva assemblato lui, con materiale proveniente chissà da dove. Era irritante pensare che una nostra università gli avesse insegnato a costruirla; ma d’altra parte si sa quanto le organizzazioni terroristiche apprezzino il nostro sistema educativo.
Per evitare il panico, in accordo col sindaco, si decise di tenere la notizia segreta e d’iniziare l’evacuazione dei quartieri limitrofi al condominio adducendo le motivazioni più rassicuranti possibili.
Quindi venne contattato il Presidente, ma la comunicazione in videoconferenza durò poco. Mentre sul furgone della squadra artificieri ci stavamo recando all’appartamento che ospitava la bomba, ci giunse la notizia: il centro di Washington non esisteva più.
Nessuno poteva credere alle immagini trasmesse dalle televisioni: una colonna infuocata si innalzava sopra la capitale e al di sotto c’era solo desolazione. Nonostante lo shock, i giornalisti non impiegarono molto tempo ad associare l’evacuazione di pochi isolati di New York con il disastro di Washington, e il panico si diffuse più rapido della notizia stessa.
Ora mi trovo qui, di fronte alla bomba con Robert, mentre il resto della squadra è collegato con noi a una distanza che sarebbe di sicurezza, se si trattasse di un ordigno convenzionale. Guardo il congegno e non posso fare nulla, nessuno può in così poco tempo. Vedo il nucleo circondato dagli inneschi esplosivi e una matassa di cavi impossibile da sbrogliare. L’unica speranza è una piccola tastiera e quel timer che continua a contare a ritroso: otto minuti e quarantadue.
«C’è una sola possibilità: conoscere il codice di disattivazione» dico per distrarmi.
Robert smette di pregare e replica: «Staranno interrogando quello studente. Proveranno di tutto per farlo parlare. Devono riuscirci.»
Il suo forzato ottimismo non mi contagia. «Non lo so. È un fanatico, il solito integralista. Chi può costruire un ordigno simile sapendo quante vittime può fare, se non un fanatico? Scommetto che avrebbe voluto essere la prima vittima della sua stessa bomba.»
«Invece le prime vittime saremo noi, mentre lui sta già pregustando le sue vergini che l’aspettano in Paradiso» aggiunge Robert con rassegnazione.
«È un fisico, non credo che sia quella la sua motivazione, ma non parlerà comunque.»
Robert non risponde più. Ha ripreso a pregare e penso che presto sapremo chi ha ragione a proposito delle vergini che attendono i martiri della fede.
Intanto prendo una pinza e mi faccio largo nell’intrico di cavi, ma le mani riprendono a tremare. Ed ecco che proprio allora mi ricordo di quando hanno iniziato, mi torna in mente perfino il numero di serie della mina che stavo dissotterrando.
Ero in Iraq, uno dei tanti militari addetti alla bonifica del territorio. Quante mine ho disinnescato! Sembrava che non ci fosse una fine; ma un giorno ho trovato l’ultima, quella che rimane inesplosa, quiescente finché non arrivi tu a svegliarla. Era là, appena visibile e mi aspettava, ma non toccò a me. La sera prima ci eravamo giocati a poker i turni di sminamento e avevo vinto l’ultima mano con un full, un tris di nove e due otto, così il mio migliore amico dissotterrò quella mina che sembrava innocua, mentre io mi trovavo a poche decine di metri. Lui tornò in un sacco di plastica e io venni congedato per esaurimento, con quel tremito che mi accompagnava.
Ora il timer indica un minuto e dieci. Resta solo il tempo di salutare Robert, un altro buon amico che dovrò lasciare, e di pensare a Susan per l’ultima volta. Fino a questo momento l’ho tenuta fuori dai miei pensieri, altrimenti sarei impazzito, ma ormai è troppo tardi anche per la follia.
La telefonata che aspettavamo non è arrivata.
Poche decine di secondi e la bomba esploderà. È il momento di fare un tentativo con il codice di disattivazione: un fallimento e scoppierà in anticipo.
«Qual è il tuo numero fortunato, Robert? Mi servono cinque cifre.»
Robert continua a farfugliare le sue litanie. Non mi ascolta più. Devo scegliere io.
Che strano! Le mani non tremano più. Mi viene in mente la sequenza di carte che un tempo mi aveva portato fortuna: 99988.
Dodici secondi.
Scrivo velocemente il codice sulla tastiera e, a ogni cifra, mi scorre davanti l’intera vita.
Due secondi.
La sequenza lampeggia, in attesa. Confermo...

F I N E

mercoledì 8 giugno 2011

Corti: "Legame di sangue" di Leonardo Boselli

I miei corti d'annata per i Minuti Contati di Edizioni XII.

Tema: Babbo Bastardo
Tempo: 1 ora
Caratteri: 3000

Sic incipit... "Legame di sangue" di Leonardo Boselli
La porta dell’ufficio si aprì all’improvviso e una folata di vento polverosa irruppe nella stanza.
«Non si usa più bussare?» sbottò lo sceriffo sorpreso. Aveva messo mano alla pistola, pronto a far fuoco, ma si tranquillizzò quando riconobbe il giudice Douglas.
«Voglio vedere il prigioniero».
Lo sceriffo si alzò, prese le chiavi e un fucile, poi disse: «Non dovevate scomodarvi per una feccia simile, un vecchio come ‘cane pazzo’ Jackson non vale la corda con cui sarà impiccato».
«Ogni uomo ha diritto a un giusto processo» replicò Douglas impaziente.
Lo sceriffo, stupito da quella frase, guardò il giudice: aveva poco più di trent’anni, ma si era già guadagnato la fama d’essere un magistrato inflessibile; d’altra parte chi amministrava da solo la legge su un territorio più grande di molti stati doveva essere spietato.
«Allora? Cosa aspettate?»
Lo sceriffo si scosse, aprì una porta ed entrò nel corridoio semibuio. Si fermò di fronte a una delle celle e disse ridendo: «Ecco, giudice, vi presento ‘cane pazzo’ Jackson. Questo bastardo è privo di coscienza: anche la notte prima d’essere impiccato sembra che dorma il sonno del giusto».
Quindi percosse il vecchio, attraverso le sbarre, con il calcio del fucile.
Jackson si svegliò di soprassalto e si alzò sul pagliericcio come un cane rabbioso, pronto a reagire. Forse avrebbe tentato di azzannarli al collo, se le sbarre non gliel’avessero impedito.
«Ci lasci soli» disse brusco il giudice e lo sceriffo, sempre più sorpreso, tornò nel suo ufficio.
Douglas si era avvicinato alle sbarre della cella e le aveva impugnate saldamente. Scrutava quel vecchio come se tentasse di vedere in lui qualcosa di diverso dal fuorilegge sanguinario che era: una leggenda sopravvissuta a se stessa. Ricercato in tutte le contee dal Texas al Nuovo Messico, era stato catturato solo perché uno dei suoi uomini l’aveva tradito, e adesso era rinchiuso come un animale in gabbia, in attesa del processo.
«E così voi siete il giudice Douglas, l’uomo che domani mi farà impiccare», ringhiò Jackson.
«No, sono l’uomo che domani vi processerà per i vostri delitti».
«Solo Dio può portare il peso di giudicare tutto ciò che ho fatto», rispose il fuorilegge avvicinandosi alle sbarre.
Si era messo a fissare Douglas con insistenza, come se cercasse di capire, attraverso lo specchio di un lontano passato, dove l’avesse già visto.
«Siete molto giovane. Ci siamo già incontrati?»
«No, ma avete conosciuto mia madre. Tutti dicono che le somiglio, abbiamo gli stessi occhi azzurri».
Non ci fu bisogno di dire altro. A Jackson tornò in mente una notte di trent’anni prima e una ragazza che aveva gli occhi color del cielo, la cosa più pura che avesse mai incontrato. Ne aveva violentate tante in vita sua, ma di quella ancora si ricordava: era stata l’unica che avesse davvero desiderato.
Il giudice Douglas aveva visto ciò che voleva, ma non fu come si aspettava: non provava odio per quel vecchio, non più ormai. Lasciò le sbarre e se ne andò.
Jackson, rimasto solo, accantonò con fastidio quel lontano passato che era riaffiorato nella sua mente e tornò a dormire. Mentre prendeva sonno, si sorprese a pensare che in fondo, nella sua vita, qualcosa di buono l’aveva fatto.

F I N E

martedì 7 giugno 2011

News: Il vincitore di MC Live Session

Il vincitore dell'edizione Live (la vera Live Session) di Minuti Contati di Edizioni XII.
– Quindi il suo consiglio è quello di? – domanda Simone grattandosi nervoso il pizzetto.
– Forse potresti mandare il romanzo, ma firmarti con un nome di donna, qualcosa tipo Serena o Anna, e fingere di avere 15 anni.
– Stai scherzando?
Giorgio scuote la testa e indica lo scaffale che ha alle spalle, pieno di libri dalle coste colorate.
– No. Non sto scherzando.
Simone fa per alzarsi. Ha contattato Giorgio Cavenaghi, uno degli agenti librari più quotati, lo ha pagato, ha firmato un contratto per riuscire a pubblicare finalmente il suo romanzo, e questo è quello che sta ottenendo?
– Siediti – Giorgio ha comunque un tono affabile e sperimentato, non è un caso se dà del tu al suo cliente anche se questi continua a dargli un rispettoso voi. Il tono ha il suo risultato...
(continua

L'edizione Special Live di Minuti Contati del forum di Edizioni XII ha già avuto la sua vincitrice. Non restava che ricordare il vincitore della Live Session dello stesso concorso, svoltosi a Medolago il 21 maggio. Ed ecco colmata la lacuna: il vincitore è Alberto Priora alias Oltrebla Bla Bla, con una divertente e amara parodia (ma non troppo) del mondo dell'editoria.
Un altro modo, differente da quello della vincitrice on-line, per affrontare un tema (Svisceramento d'autore) con limiti di spazio (1800 caratteri) e di tempo (120 minuti) molto ristretti.
Complimenti al vincitore!

lunedì 6 giugno 2011

USAM XL: "H (Idrogeno)" di zelaph111

Recensioni della XL edizione di USAM di Edizioni XII.
Quel giorno il sole illuminò il pallido volto di Ariel con la sua tenue luce gialla. Da quasi 15 anni svegliava la ragazza riscaldandola ed infondendole la gioia per la vita che solo chi soffre della xeroderma pigmentoso può capire.
“Ariel alzati il sole è ormai alto” disse una voce femminile proveniente dal piano di sotto.
“Si mamma, sono quasi pronta. Infilo le scarpe e scendo giù in cucina”.
Ariel era una giovane ragazza dai lunghi capelli ricci rosso fuoco che incorniciavano un tenero viso chiaro impreziosito da innumerevoli lentiggini sul quale si aprivano al mondo dei grandi occhi verdi, vispi e curiosi. La sua non era stata una vita facile...
(continua

Commento


1. Appunti di fisica
Alcune considerazioni "antipatiche" che lasciano il tempo che trovano, visto che questo è un racconto e un autore può narrare ciò che vuole. Però questo è un racconto di fantascienza e quindi, schematizzando rozzamente, ci si aspetta che il contenuto scientifico sia per certi aspetti verosimile (presentando sviluppi futuribili di tecnologie che al tempo attuale sono già disponibili), oppure si prefigurano scoperte che vanno al di là delle attuali conoscenze (rendendo possibile ciò che al momento attuale è ritenuto impossibile).
Il racconto mi sembra rientrare nella prima classificazione. Si ipotizza un metodo per attingere idrogeno dal sole e la possibilità di costruire "navi" che possono ospitare numerosi passeggeri per effettuare viaggi almeno interplanetari.
Fin qui tutto bene. Quello che lascia perplessi è che, a causa della sottrazione d'idrogeno dalla nostra stella, il sole possa diventare instabile. Si calcola che la quantità d'idrogeno attualmente disponibile sul sole sia sufficiente per una stabilità di 5 miliardi di anni, quindi ancora una massa enorme, ed è poco verosimile che l'umanità sia riuscita in poco tempo (millenni?) ad attingere quantità tali da rendere instabile il sole. Non si tratta solo di quantità da estrarre e stoccare, ma c'è anche la produzione di energia: probabilmente l'idrogeno viene utilizzato in celle a combustibile e ci si chiede che fine abbia fatto l'enorme quantità di acqua prodotta, e l'energia prodotta che avrebbe fatto "bruciare" il sole per 5 miliardi di anni, non avrebbe qualche conseguenza sull'ecologia del pianeta? (Certo la fusione dell'idrogeno è più efficiente delle reazioni chimiche nelle celle a combustibile, però il problema anche se attenuato c'è)
In conclusione, attingere idrogeno dal sole per scopi energetici dovrebbe avere le stesse conseguenze dell'utilizzo dell'energia geotermica sul nucleo terrestre: l'energia termica viene sottratta al nucleo, ma non ci si aspetta che questo modifichi la sua temperatura media.
Un altro aspetto riguarda la trasformazione del sole in gigante rossa che, così com'è presentato, è troppo repentino.
Ma mi sono già dilungato troppo su aspetti poco rilevanti.

2. Quarta di copertina
La vita di chiunque, soprattutto una ragazza, è impossibile se non ci si può esporre ai raggi solari. L'astro che permette alla terra di vivere può essere mortale per qualcuno. Solo l'amore di una madre rende questa vita accettabile. Un giorno però avviene un miracolo: la follia dell'uomo può avere conseguenze che talvolta sono positive. Come cambierà l'esistenza della protagonista? Dalla morte può sorgere nuova vita e una nuova speranza.

3. Trama
Lo sfruttamento dell'idrogeno solare ha portato la stella sull'orlo dell'esaurimento. L'umanità se ne accorge in ritardo e l'unica possibilità di sopravvivenza è abbandonare la Terra. Questo evento ha delle felici conseguenze su una ragazza affetta da xeroderma pigmentoso: scomparendo i raggi ultravioletti solari, potrà condurre una vita "normale", come quella delle altre ragazze.

4. Personaggi
Piuttosto ben delineate la madre e la figlia. Nei dialoghi e nelle situazioni che si presentano si intuisce l'amore che le lega. Molto più schematico il padre che sembra servire solo per spiegare aspetti tecnici legati alla vicenda che fa da sfondo al racconto.

5. Ambientazione
L'ambientazione fantascientifica compare tardi nel racconto. Sarebbe opportuno disseminare qualche indizio già nella parte iniziale, altrimenti il lettore rimane un po' sconcertato quando scopre che il racconto si svolge in un lontano futuro.

6. Conclusioni
Molto bella l'idea di legare la malattia di una ragazza e la sua vita all'evoluzione della vita solare. Ciò che è una tragedia per l'umanità si rivela positivo per un singolo. Il punto di forza del racconto è in questo aspetto: forza il lettore a un cambio di prospettiva, ed è questo ciò che importa più che le considerazioni di "verosimiglianza" che in un racconto di fantascienza devono lasciare il tempo che trovano.

domenica 5 giugno 2011

USAM XL: "Minuti conati" di B. Bacardi

Recensioni della XL edizione di USAM di Edizioni XII.
La fine era cominciata quando, tramite un link schiacciato non ricordo dove, approdai nel forum di edizioni XII.
Gran bel posto e con un mucchio di stimolanti iniziative per cimentarsi e imparare a scrivere meglio. Oltre ai concorsi a lungo respiro e spettacolarizzati da un’accattivante grafica, ogni mese nel forum c’erano tre tipi di tornei per scrittori: Ulam, Usam e Minuti Contati.
I primi due erano belli e interessanti, ma il terzo: Minuti Contati, era lavoro fuori orario. Nel senso che metteva alla prova la resistenza e i livelli di adattamento e frustrazione di ogni singolo partecipante. In una data ics, a ora ics e minuti ics, l’Aguzzino - questo era il perverso ma appropriato nome del moderatore del torneo letterario - dava il via alle danze, e chiunque volesse parteciparvi poteva farlo. Quindi, a patto di rispettare: traccia, numero massimo dei caratteri e termine entro il quale si doveva postare il proprio racconto, di solito un paio d’ore, si era in gara.
Fenomenale...
(continua

Commento


1. Prefazione
Devo dire che la sindrome da Minuti Contati ha colto a suo tempo anche me, come la sindrome da USAM che persiste tuttora. È bello aspettare l'ora fatidica col dito sul tasto che refresha il browser, controllare l'orario, osservare quali pagine leggono gli avversari, finché non compare il post fatidico che elenca tracce, tempi di consegna e numero di caratteri. Inutile dire che questo è durato solo un paio di edizioni, poi purtroppo il mondo reale ti reclama, si perde la concentrazione e le edizioni ti sfuggono di mano, tra impegni "importanti" e imperdonabili dimenticanze.
In questo racconto quindi sono entrato in empatia col protagonista, per quanto riguarda la sua ossessione, un po' meno per altri aspetti, come la sua misoginia sfrenata.

2. Quarta di copertina
I pericoli di Internet sono innumerevoli: pedofili, spacciatori di pillole miracolose, dipendenza da chat, appuntamenti al buio con donne che si rivelano uomini ecc.
Ma ora c'è una nuova minaccia ancora più subdola e pericolosa: i concorsi letterari on-line a sorpresa. Minuti Contati di Edizioni XII è uno di questi. A quali livelli di abbrutimento può condurre il tentacolare Minuti Contati? Per scoprirlo non resta che leggere tutto d'un fiato questo racconto, magari sorseggiando piacevolmente un Bacardi.

3. Trama
Un aspirante scrittore viene irretito dalla passione per un concorso letterario on-line. Voglioso di dimostrare il proprio valore, aspetta con impazienza l'inizio della gara, incollato al proprio computer. Passano le ore, i giorni, ma del concorso non c'è alcuna traccia. Allora il nostro intraprendente autore si organizza per resistere ad oltranza, schiavizzando la moglie. Alla fine capirà che l'attesa è stata vana, e scoprirà la terribile vendetta della consorte che, esasperata dalle angherie del marito, riesce a emanciparsi: gli ha tagliato le gambe e gliele ha fatte mangiare, nascoste negli stuzzichini con cui lo nutriva, condannandolo a una morte lenta.

4. Personaggi
A parte il "Minuti Contati" che aleggia come una sorta di terzo personaggio della vicenda, tra il marito-protagonista e la moglie-spalla non c'è molta storia: il marito, grazie al flusso di coscienza quasi continuo che ci presenta le sue aspirazioni e frustrazioni, domina ovviamente la scena. In certi momenti ricorda molto il Fantozzi incollato al televisore in attesa dell'inizio di una partita della nazionale, con la Pina che lo serve a ne subisce le umiliazioni.
Sicuramente è un personaggio eccessivo, ma adatto a questo tipo di racconto così sopra le righe. Per questo la moglie scompare nel confronto: anche se il lettore può sospettare che qualcosa covi sotto il tavolo, la ribellione, con gli esiti terribili che ne sono derivati, arriva inaspettata. Non è un male, visto che il colpo di scena finale è così assurdo che nessuno può intuirlo, ma forse era opportuno disseminare qualche indizio in più per gratificare i lettori più perspicaci.

5. Struttura
Piuttosto lunga la fase di preparazione, con la presentazione del contesto in cui il protagonista si trova ad agire. Le descrizioni iniziali sono divertenti per chi conosce l'ambiente, ma appesantiscono con troppe informazioni non essenziali chi è al di fuori: ci vogliono, almeno in parte, ma non si deve avere l'impressione di leggere il regolamento del concorso.

6. Ambientazione
Ottima nella parte iniziale. Per una volta mi sono trovato di fronte un'ambientazione che non ho faticato a comprendere. Il fatto che la conosca bene può aver colmato certi buchi che un lettore ignaro del contesto potrebbe rilevare, ma non mi pare che ce ne siano.
Nella parte conclusiva, invece, non ho colto tutti i riferimenti a romanzi e autori, perciò la spiegazione del perché la moglie si sia vendicata in quel modo così particolare non l'ho molto compresa.

7. Stile
Lo stile è essenziale, molto personale, sarcastico e corrosivo quanto serve. L'eccesso di certe immagini è adatto al tipo di storia, e senza di esse sarebbe stato inutile raccontarla. Efficace l'uso di certe frasi ripetute (il "se lo merita" tanto per fare un esempio, che viene brillantemente ripreso nella conclusione), che sottolineano l'ossessione che tormenta la psiche del protagonista e ne seguono lo sviluppo nel corso del racconto.

8. Conclusioni
Un racconto particolare, con una conclusione che è un vero pugno nello stomaco. È perfetto così com'è? Probabilmente sì, ma ci sono un paio di considerazioni che mi fanno pensare, forse sbagliando, che ci siano margini di miglioramento.
La prima riguarda il legame così stretto tra il racconto e un contesto ben preciso (quello di Minuti Contati) che è estraneo ai più. Ad alcuni viene spontaneo, quando si scrive un racconto per MC, di creare un metaracconto che parli del concorso stesso. In questo caso, l'esito mi è sembrato accettabile, ma in altri si corre il rischio di scriversi addosso. Se si riuscisse a decontestualizzare e il racconto risultasse ancora accettabile, sarebbe la prova della sua efficacia, al di là dello sfondo che lo sostiene.
La seconda invece è relativa alla conclusione. Non mi riferisco al fatto che sia verosimile o meno (cosa c'è di verosimile in questo racconto?), quanto al fatto che arrivi davvero inattesa, senza che venga fornito alcun indizio al lettore. Potrebbe essere opportuno anticipare le citazioni finali, quelle che spiegano il perché di una vendetta così particolare, durante le scene dell'attesa dell'inizio del concorso, magari descrivendo cosa si sarebbe apprestato a scrivere il protagonista non appena il concorso fosse iniziato.
Un'ultima perplessità riguarda il titolo: Minuti Conati. Sembra quasi suggerire che il racconto è un solo divertissement nato da un'assonanza, per cui il finale risulta pretestuoso: Contati->Conati->Vomito->Cannibalismo->Amputazione->Vendetta ecc. Quel titolo fa pensare d'aver letto un qualcosa che era solo fine a se stesso.

sabato 4 giugno 2011

USAM XL: "Conosci te stesso" di Juri TNT

Recensioni della XL edizione di USAM di Edizioni XII.
I ragazzi e le ragazze ballano tra ombre volteggianti. La musica guida i corpi. È un richiamo ancestrale, troppo potente. Le anime dei maschi e delle femmine sussultano e vogliono incontrarsi.
Siria si sente bruciare il sangue. Edoardo la sta guardando con un guizzo di malizia negli occhi. Lei sorride e abbassa lo sguardo, ha paura che lui capisca. Edoardo è bellissimo, ha il volto scolpito e armonioso come una statua. E poi lei, con le all-star, i jeans e la maglietta dei Led Zeppelin, si sente inadeguata accanto a lui, in stivali e camicia nera.
Nel torrente dei corpi avviluppati, Siria cerca Linda, che magari si sta divertendo col compagno di Edoardo, quello tarchiato. Invece Siria incrocia lo sguardo di Bernardo. È fosco, forse arrabbiato, e lui con quel barbone fa quasi paura. Una parte della mente di Siria si dispiace per Bernardo, lei sa che ci vorrebbe essere lui al posto di Edoardo. Ma Siria non ha voglia di pensarci. Conosce Edoardo da un’ora e il fuoco che prova dentro brucia sempre più forte. Lei ruota, schiacciando la schiena contro il petto di lui. Sotto la camicia sente i muscoli, e senza volere si succhia le labbra.
Bernardo...
(continua

Commento

  1. Prefazione
    Mi piacciono i film e i telefilm di arti marziali e, ai miei tempi, ne ho fatto scorpacciate, soprattutto dei classici di Bruce Lee, Karate Kid, la serie Kung fu, recentemente i film di Jackie Chan ecc., ma non ho mai letto nulla in proposito. In questo racconto c'è il lodevole tentativo di portare la coreografia di un combattimento sulla carta. Non ho idea se ci siano modelli canonici a cui riferirsi, ma leggendo questo racconto mi sono reso conto che la trasposizione su carta non è per nulla semplice.
  2. Quarta di copertina
    Una normale serata in discoteca all'insegna del divertimento si può trasformare in un incubo? Il pericolo è sempre dietro l'angolo, anche nella normalità della vita, e occorre trovare in se stessi la forza per affrontarlo e vincerlo. Ecco la sfida che Siria dovrà affrontare.
  3. Trama
    Tutto comincia in una discoteca dove i giovani si incontrano e lasciano sbocciare e sfiorire i loro amori. Amori corrisposti e non corrisposti; incontri con perfetti sconosciuti con i quali nasce subito molto più di una simpatia, mentre amicizie di lunga data non riescono ad andare oltre. Purtroppo un malaugurato incontro si rivela letale: un branco di ragazzi appena conosciuti cerca di violentare due ragazze, dopo aver messo fuori combattimento un loro amico. Ne nasce una lotta furiosa che vedrà la protagonista vincitrice grazie alla propria conoscenza delle arti marziali.
  4. Personaggi
    I comprimari risultano piuttosto confusi. È necessaria una presentazione che li caratterizzi maggiormente perché nella confusione della discoteca non è facile capire chi sia chi. I nomi, piuttosto comuni, non aiutano. In particolare manca qualche immagine forte che permetta al lettore di individuarli, per memorizzare quali siano le loro caratteristiche.
    Piuttosto efficace l'introspezione della protagonista mentre subisce violenza. Il ritmo spezzato delle frasi rende evidente il crescendo del dramma e le tappe della presa di coscienza che porterà alla reazione e al riscatto.
    Un problema nella logica del racconto è piuttosto evidente: se Siria è una karateka, o comunque lo è stata, è molto strano che si ricordi solo dopo molto tempo di sapere come difendersi. Infatti, fino a un certo punto l'unica speranza sembra riposta in Bernardo, poi dopo aver subito a lungo e aver pronunciato dei "no" nella sua mente, Siria si "ricorda" di possedere un'arma, il karate. Mi sembra poco relistico.
  5. Struttura
    Si possono individuare alcuni momenti ben distinti. La presentazione dei personaggi nella discoteca, la decisione di aggregarsi ai nuovi amici, le aggressioni seguite dalla violenza, il combattimento, la morale.
    Come si diceva all'inizio, la presentazione non è efficace perché troppo confusa. Molto meglio invece la scena della violenza, giocata sui pensieri e le sensazioni della protagonista. Risulta invece troppo lungo il combattimento: siamo abituati a lunghe scene di lotta, ma la varietà delle coreografie permette di non annoiarsi. Nelle scene qui descritte, invece, si nota una certa ripetitività.
  6. Ambientazione
    L'ambientazione è molto schematica e si appoggia quasi completamente al lettore. Si parla di una discoteca e non la si descrive, quindi il lettore colma le lacune con la sua immaginazione. E così la scena del combattimento avviene in un luogo indistinto, che rende la vicenda quasi onirica, soprattutto quando le descrizioni passano a cogliere pensieri e sensazioni. Questa scelta non è di per sé un male, infatti il combattimento successivo sembra quasi svolgersi fuori dal tempo e dallo spazio, in una dimensione parallela in cui dominano il controllo delle proprie emozioni e del proprio corpo, più che le leggi della fisica.
  7. Stile
    Lo stile risulta essenziale. Frasi spezzate, minime descrizioni. Adatto per seguire il ritmo di un combattimento, ma poco adeguato a formare nella mente del lettore un'immagine chiara di ciò che avviene.
  8. Conclusioni
    Il tentativo risulta lodevole, ma la mia impressione è che non sia del tutto riuscito. Non si tratta solo della difficoltà di rendere visibili i dettagli di una lotta, di per sé già un bel problema, ma anche di aver esagerato in alcune parti (il lungo combattimento) a scapito di altre (le scarne descrizioni inziali).
    Normalmente è da evitare la conclusione troppo didascalica, con morale zen annessa, ma in un racconto di questo genere ci può stare, e magari il lettore se l'aspetta.