domenica 16 ottobre 2011

Grand Prix: "L'isola dell'impiccato" di Leonardo Boselli

Un racconto del Grand Prix 2011 de La Tela Nera.
Il capitano Eastman camminava nervosamente sul ponte del "Saint Andrew", un tre alberi battente bandiera inglese. Intabarrato nella sua divisa, col tricorno calcato sul capo e la sciabola che gli pendeva al fianco sinistro, si muoveva tra i marinai affaccendati con un'agilità notevole, nonostante la gamba di legno. Il suo passo riecheggiava sulla tolda e sembrava imitare il battito di un cuore, come se quel semplice colpo ritmato desse vita all'intero veliero... (continua
Il Grand Prix 2011 è stato un concorso letterario di saggi e racconti organizzato da La Tela Nera. In una manciata di mesi si sono affrontate numerose coppie a suon di pagine scritte. Lo schema di gara, piuttosto complesso, prevedeva una serie di prove in cui si seguiva il modello dei Grand Prix d'automobilismo, variati dall'intervento di carte da gioco dai diversi effetti.
Arrivare fino in fondo è stato molto impegnativo, ma ci siamo riusciti.
Questo raccontino costituisce il mio miglior piazzamento nella gara, un secondo posto. Visto che era l'ultima prova, e i giochi erano ormai fatti per molti, non c'era molta concorrenza, però è comunque una bella soddisfazione.
Spero proprio che l'anno prossimo si ripeta l'esperienza!

lunedì 10 ottobre 2011

Skannatoio V: "Zanne d'acciaio e cannoni al plasma" di Peppino1982

Recensioni della V edizione dello Skannatoio de La Tela Nera.
Il Thunder Lion penetra la termosfera come una meteora ardente. La discesa del bombardiere è stabile. Sotto un cono d’ombra ricopre intere città. Le sue ali portano la notte. Il pilota vede allargarsi a terra la lingua d’atterraggio. Plana sulla pista come un condor seguendo le tracce luminose. Tocca il suolo, le ruote stridono. Percorre frenando ancora cinque chilometri. Si arresta e sputa fuori un ufficiale.
Un blindato lo rimangia e rimette in moto i propri cingoli. Nell’abitacolo del mezzo in viaggio si sente il rumore del bombardiere intergalattico ripartito per flagellare mondi lontani. Il veicolo attraversa una lunga strada circondata da una foresta di sequoie giganti e alla fine giunge a destinazione.
Il colonnello Razzar salta fuori e avanza deciso. Ha un sacchetto di noccioline in mano. I suoi molari triturano implacabili. Sputa una poltiglia giallastra al suolo e getta lontano le arachidi. Davanti a lui si erge la Gaenna. Non ha tempo da perdere. È già all’ingresso. Lo varca abbattendo i cancelli con un pugno. Numerose guardie rimangono al suolo schiacciate dalle porte. Afferra per le zanne il direttore lì impalato e lo butta a terra... 
(continua

Come è noto, lo Skannatoio è un concorso letterario on-line organizzato da La Tela Nera. In questa edizione, la quinta, dodici autori si sono scontrati a suon di classifiche con un racconto su un'impronta insolita e su una scena di panico catastrofica, il tutto in 25k caratteri.

Amarcord
Ero un bimbo quando l'Italia fu invasa dai cartoni animati giapponesi che narravano le gesta di Mazinga Z, Gundam, Goldrake, Jeeg robot d'acciaio, Daitarn III e chi più ne ha più ne metta. Ammetto d'aver seguito più d'una di quelle saghe e mi ci ero moderatamente appassionato.
Di recente ricordo di essermi chiesto come avrebbe potuto essere un racconto di fantascienza che riprendesse il genere dei robottoni e ne descrivesse le gesta. Senza il supporto delle immagini e dei suoni, solo attraverso la parola scritta, non deve essere facile, mi dicevo. Il racconto di Peppino1982 me lo ha dimostrato.

Quarta di copertina
Una meteora si abbatte sul Madison Square Garden seminando morte e distruzione. Ma si tratta davvero di una meteora? Dopo alcuni attimi di disorientamento la folla si accorge che New York e l'intero pianeta sono in balia di una sciagura ben più terrificante. Riusciranno gli esseri umani a fronteggiare un popolo di giganteschi guerrieri pachidermiformi, o soccomberanno sotto la loro schiacciante potenza di fuoco?

Trama
Il racconto ci presenta un mondo alieno popolato da creature di enormi dimensioni. All'inizio sembra di trovarsi di fronte a una vicenda in cui si consuma una non ben specificata vendetta. Uno dei protagonisti, Loxodonta, è tenuto prigioniero, per non meglio precisati motivi, e sembra in balia di un altro personaggio, Razzar, che si vuole vendicare, o almeno così dichiara lui, per non si sa quale ragione. Si scopre però che il tentativo di vendetta era solo un espediente per liberare il prigioniero, che viene quindi catapultato sul pianeta Terra, dove semina morte e distruzione. I suoi inseguitori cercano di eliminarlo, ma cadono vittime di tremende esplosioni a livello planetario. Il traditore è ancora Razzar: con Loxodonta si è impossessato della Terra e userà il pianeta come base per minare le fondamenta della Federazione di cui fanno parte.
La trama non è molto semplice da seguire. A parte la complessità intrinseca, l'avvenimento cruciale, cioè il tradimento di Razzar, in combutta con Loxodonta, viene introdotto senza alcuna apparente motivazione. Purtroppo neppure la conclusione risolve pienamente la questione, infatti tutto termina con un cliffhanger che richiede un successivo episodio, visti i punti importanti rimasti irrisolti. La storia, rimasta aperta, sembra non essere del tutto compiuta.
Un'altra pecca della trama consiste nell'arbitrarietà di certi eventi. Perché Loxodonta sceglie proprio la Terra? Perché Razzar decide di allearsi con lui e di liberarlo? Ma soprattutto perché Loxodonta è in carcere? Sono tutti punti che richiederebbero qualche accenno in più, senza per forza rovinare la suspense, ma per calare maggiormente il lettore nella storia e non per lasciarlo in balia di un tirare a indovinare che lo lascia insoddisfatto.
Per il resto, la storia di per sé non è male. Soprattutto per quanto riguarda l'ambientazione del mondo alieno.

PersonaggiGli alieni antropo-pachidermiformi sono tutti piuttosto simili nelle loro caratteristiche fisiche e sono ben descritti nella loro fisicità prorompente e distruttiva. Non è facile illustrare a parole il movimento di un essere di quelle dimensioni, e nel racconto si è fatto il lodevole tentativo di mostrare, più che raccontare, quel gigantismo. Non era però facile mantenere per tutto il racconto lo stesso livello e talvolta si tende a dimenticare d'avere a che fare con dei giganti. In questi casi, l'uso di verbi specifici aiuta, e in alcune parti il tentativo è riuscito.
Se la fisicità è una caratteristica comune agli antropo-elefanti, ben diversa è la questione dei caratteri. È interessante il confronto tra Razzar e il direttore. Il primo domina sia fisicamente che psicologicamente il secondo, e la scelta di portare avanti di pari passo le umiliazioni corporali con quelle psicologiche è azzeccata. Ne risulta un quadro molto netto, chiaro, di come funzioni il mondo di quegli alieni, in cui la potenza distruttiva esercitata nel dominare gli altri è allo stesso tempo una nota caratteriale.
Razzar è definito dal suo dinamismo, da come prorompe nella scena; il direttore è delineato dal suo avere sempre la peggio; invece Loxodonta non è ben inquadrato psicologicamente. In prigionia dimostra una tempra inossidabile, sulla Terra rivela una colossale potenza di fuoco, ma alla fine non si scopre di lui molto altro. In confronto a Razzar ha poco spessore.
In conclusione, la resa dei personaggi è adeguata alle difficoltà del compito: cercare di rendere un personaggio, che di solito il lettore si figura di dimensioni a "misura d'uomo", nelle sue reali dimensioni. Magari il risultato non è del tutto riuscito, ma i passi verso la giusta direzione sono stati fatti.
Un accenno ai personaggi "umani": il Presidente. Il conflitto interiore che lo porta al suicidio è solo accennato. Poteva essere l'occasione di presentare un personaggio con cui il lettore potesse empatizzare, come attivo antagonista di colossi disumani, ma la sua apparizione è stata troppo fugace, per quanto le possibilità di fargli acquisire spessore e importanza ci fossero tutte.

StrutturaNonostante la trama contorta e, in certi aspetti, irrisolta. La struttura del racconto è lineare. Non ci sono flashback che spieghino ciò che è avvenuto o cosa accadrà. In questo racconto sarebbero stati davvero l'ideale per chiarire ciò che invece è dato per scontato. Sarebbe stato bello un flashback che spiegasse perché Loxodonta è in prigione: dopo aver catturato il lettore con un incipit molto dinamico e aver lasciato crescere la storia con il richiamo irresistibile di una vendetta, è un peccato scoprire che era solo una finta. Dopo aver accusato il colpo, il lettore si aspetta che qualcosa di avvincente catturi la sua attenzione, oppure che qualche retroscena venga rivelato, altrimenti si può sentire tradito o preso in giro.

AmbientazioneCome dicevo, il tentativo di mostrare che la scala in cui si svolgono gli avvenimenti non è la nostra, ma di qualche decina di volte più grande, è lodevole. Il trucco scelto per ottenere l'effetto è quello di accentuare il dinamismo di alcuni movimenti. Però l'agilità di Razzar provoca spesso l'effetto contrario. Forse in certe scene si sarebbe dovuto sottolineare l'inerzia di quei corpi, proprio per accentuarne la pesantezza. L'effetto comunque è ben reso nei contatti dei pachidermi tra di loro e con l'ambiente. Mentre sul pianeta alieno certe frasi hanno un effetto di straniamento (si intuisce che qualcosa è fuori dimensioni, ma forse non lo si coglie pienamente), la cosa diventa evidente quando Loxodonta giunge sulla Terra. A quel punto diventa più facile e la "scena di panico" risulta in parte efficace anche grazie alla descrizione delle tremende conseguenze che i movimenti dell'alieno provocano su ciò che lo circonda.
L'ambientazione terrestre non presenta particolarità degne di nota. È piuttosto standard: abbiamo già visto King Kong e Godzilla muoversi a New York e non sempre Loxodonta riesce a rievocare pienamente quelle scene.

StileLa scrittura è a tratti spezzettata. Frasi brevi e un uso smodato del punto fermo sono efficaci, ma possono stancare se non si cambia tono per gran parte del racconto. Lo stesso vale per la scelta del tempo presente: dona immediatezza all'azione, ma mi sarebbe piaciuto trovare qualche frase al passato, un ricordo, un flashback, un qualcosa che interrompesse il flusso continuo del presente.
Una frase che si sente citare spesso: "show, don't tell", È un mantra che si ripete, qualche volta anche a sproposito, ma in questo caso mi sembra azzeccato. Una frase a caso: "È una scena sconvolgente per le persone lì assiepate". Nelle frasi precedenti avevi già mostrato gente sconvolta alla vista di ciò che stava accadendo, perché spiegarlo al lettore che lo ha già capito assistendo alla scena? È come appiccicare al quandro di una natura morta una terghetta con scritto "natura morta": perché mi distrai facendomi leggere qualcosa che avevo già capito facendolo passare per fondamentale?

Orme del terroreDi impronte ce ne sono parecchie e abbastanza terrorizzanti. E poi c'è anche un "enorme cratere segna come un’orma gigantesca", che è una bella immagine.

Scena di panicoIl panico descritto in questo racconto è piaciuto a parecchi, a giudicare dal numero di punti bonus collezionati. Non ho un metro per giudicare gli altri racconti da questo punto di vista, ma più che la scena di panico in sé, mi è sembrato che fosse efficace l'azione devastatrice di Loxodonta. D'altra parte cosa c'è di meglio di un enorme pachiderma corazzato e armato fino ai denti che fa strage di minuscoli esseri umani? Oltre all'immagine delle impronte lasciate ricolme di cadaveri schiacciati, abbastanza truculenta, c'è anche il tempo per sdrammatizzare, ed è un'ottima scelta in scene così estreme, col lancio delle cheerleaders a canestro, tanto per fare un esempio.

ConclusioniL'idea del racconto mi è piaciuta e, rispetto ad altri tuoi lavori, mi sembra un bel passo avanti. È entrato nella cinquina grazie ai punti bonus della scena di panico, ma ciò seignifica che comunque era a ridosso dei migliori e sopra la media. Le pecche le ho già evidenziate: una trama che non risponde a tutte le domande che suscita, e un tentativo di rendere visibili situazioni insolite riuscito in alcune parti, ma in altre ancora troppo raccontato.
Per il personaggio di Razzar così scolpito e per la scena di panico distruttiva mi sento di dare qualcosa in più della stretta sufficienza.
Potresti riprendere il racconto tra qualche tempo, quando certe parti ti verrà naturale limarle senza soffrire troppo, e magari incastonare la vicenda tra altre sequenze per offrire al lettore un'esperienza più completa e appagante. A quel punto perché non riproporlo in altri concorsi che sono in questi paraggi? Anche a te un grosso in bocca al lupo! :woot:

Voto: 6 +

mercoledì 5 ottobre 2011

Skannatoio V: "Il Libro dei Morti" di einna

Recensioni della V edizione dello Skannatoio de La Tela Nera.
Il fiume scorreva lento sotto la feluca. Il nubiano al timone sorrideva e cantava con voce profonda. I turisti immergevano i loro sguardi in quella tavolozza di colori accesi, nel blu cobalto delle acque del Nilo, nel verde smeraldo delle piante sulla riva e nel giallo ocra delle colline circostanti, per tornare ad asciugarli negli occhi, neri come la pece, dei ragazzini che, a bordo, vendevano monili e piccoli oggetti artigianali.
"Italiani, guarda laggiù! Piccolo coccodrillo!" disse il timoniere indicando quello che sembrava un tronco d'albero sul pelo dell'acqua.
Come in un balletto ormai rodato, diciannove teste si voltarono all'unisono, danzando sulla sinfonia degli otturatori delle macchine fotografiche... 
(continua

Come è noto, lo Skannatoio è un concorso letterario on-line organizzato da La Tela Nera. In questa edizione, la quinta, dodici autori si sono scontrati a suon di classifiche con un racconto su un'impronta insolita e su una scena di panico catastrofica, il tutto in 25k caratteri.

 
Una considerazione personale sull'autrice
Dei racconti di einna che ho letto finora ho sempre ammirato due caratteristiche. La prima è la capacità di narrare con lucidità scene fortemente drammatiche, vivisezionandole nella loro crudezza e riuscendo quasi a renderle accettabili al lettore, per poi colpirlo a tradimento con qualche particolare che rende intollerabile la "normalità" di quella tragedia. La seconda, invece, è la cura con cui vengono rappresentate le ambientazioni: non risultano mai ovvie o banali, ma sempre documentate in modo adeguato e soprattutto insolite, perché spesso non si tratta di luoghi visti e rivisti. Mi riferisco, per esempio, ai frequenti riferimenti a Sarajevo.
Questo racconto, nei limiti dovuti chiaramente ai tempi di stesura ristretti, non fa eccezione, ma fino a un certo punto, come spiegherò più avanti.

Quarta di copertina
Un viaggio in Egitto. I colori, i suoni, le suggestioni del regno dei Faraoni stordiscono le torme di turisti che, istupiditi dalla loro ignoranza, scattano foto a raffica senza guardare nè capire ciò che inquadrano. Solo un uomo di quella comitiva comprende ciò che ha di fronte e, seguendo percorsi battuti da milioni di altri stranieri inebetiti, spera ancora di incappare in qualche importante scoperta, che coroni la sua passione di archeologo dilettante. Ha compiuto molti altri viaggi, ben più avventurosi, ma proprio quell'escursione gli darà l'occasione di trovare quello che cerca: esplorare luoghi mai visitati da anima viva. Cosa si cela dietro l'ultimo angolo di quell'oscuro corridoio? La scoperta di una vita, o solo un'amara disillusione?

Trama
Il racconto ci presenta una comitiva di amici in viaggio. Tra di essi c'è Marco, un industriale che si diletta di archeologia. Durante una normale escursione, un evento catastrofico provoca il crollo di alcune rovine che feriscono e in parte uccidono i membri del gruppo. Marco si trova in un corridoio e in un primo tempo pensa di essere di fronte alla scoperta della sua vita, ma presto si rende conto di essere sottoposto al tribunale degli dei egizi: si rende conto perciò di essere morto. Presto verrà raggiunto da tutti i suoi compagni di viaggio, perché la diga, minata dal terremoto, sta per cedere.

La trama è ben condotta nella prima parte. C'è una fase di preparazione in cui i personaggi vengono introdotti e descritti attraverso le loro azioni e i commenti degli uni verso gli altri. Purtroppo, oltre la scena di panico, il racconto si fa troppo raccontato e poco mostrato. In questo deve aver influito la mancanza di tempo, ma l'opera va giudicata per come è nonostante le attenuanti, perciò la "scoperta" del protagonista non viene introdotta con la necessaria suspense, ma soprattutto si capisce troppo presto cosa gli è accaduto. Inutile dire che la fretta di concludere è evidente nella parte finale, ma c'è spazio per lavorare al racconto e migliorarlo seguendo tutte le indicazioni fornite nei vari commenti.

Personaggi
Marco è abbastanza ben delineato nella sua caratteristica di esploratore dilettante. In questo risulta piuttosto stereotipato, il che non guasta, ma forse si potevano evitare i troppi accenni a Indiana Jones. Insomma, dopo un po' s'era capito. Quindi il protagonista, piuttosto squadrato, è reso bene nella prima parte, eccetto per gli eccessi che dicevo. Meno bene nella seconda (nel post-panico). Capisco che la sua passione per l'archeologia lo catturi (e ammetto anche che possa trovarsi in una condizione "mentale" particolare), però è poco realistico dire:

Alle sue spalle, all'esterno, c'era la tragedia, come poteva intuire dai lamenti che giungevano sin lì. Sua moglie era là fuori, forse era ferita. Davanti a lui c'era il mistero. La fama poteva essere in quel tunnel.

La moglie poteva essere ferita? Poteva anche essere morta per quel che ne sapeva! Va bene, la fama era davanti a lui, però questo rende il personaggio estremamente cinico e non mi pare che sia nelle sue corde, per quanto pieno di sé potesse essere. Piuttosto potresti insistere sulla preoccupazione per la moglie, anche se poi si troverà a seguire un percorso obbligato che lo porterà dove deve inevitabilmente andare.
Il personaggio di Massimo invece è reso molto meglio dall'inizio alla fine. Convincenti i suoi commenti nei confronti di Marco, adatti a delinearne le caratteristiche. È il personaggio con cui il lettore empatizza di più, senza però togliere la scena al vero protagonista.
Le mogli sono accennate quanto basta, ma non c'è molto altro da dire su di esse.
Per quanto riguarda gli dei, sono troppo elencati. In effetti, il lettore può non essere un egittologo (anzi con tutta probabilità non lo è), ma la descrizione del pantheon egiziano è davvero troppo didascalica. Questa parte è quella che risulta più affrettata di tutte ed è un peccato, visto che avrebbe dovuto essere quella con più suspense.

Struttura
La sturttura è piuttosto lineare. C'è una parte iniziale in cui si presenta l'ambiente e il cast del racconto: è decisamente ampia rispetto al resto e si prende il giusto respiro. Si passa quindi alla scena di panico, spartiacque del racconto di cui parlerò dopo. Infine, la "scoperta" di Marco che prefigura un ulteriore sviluppo drammatico. L'ultima scena svela cosa in realtà ha "vissuto" il protagonista (purtroppo già ampiamente intuito dal lettore) e il concretizzarsi all'orizzonte dell'ulteriore minaccia.
Di per sé la struttura non presenta pecche: il punto debole è nella realizzazione.

Ambientazione
Molto bene la rappresentazione dell'ambiente nella parte iniziale. Colori, suoni e tutti gli elementi che ci si aspetta in un viaggio sul Nilo ci sono, per giunta trattati con cura e presentati con ricercatezza. Il lettore attento viene calato nella giusta atmosfera. Ci sono perfino riferimenti storici molto precisi, che rendono i luoghi in cui si muovono i personaggi solidi e vividi. Purtroppo questo avviene soprattutto nella prima parte; nella seconda l'equilibrio si rompe e diventa tutto più schematico: addirittura troppo quando appare l'assemblea degli dei.
C'è poi questa serie di domande che è quasi esilarante:

Era una rappresentazione per i turisti o lì sotto si celava veramente la scoperta archeologica più colossale di tutti i tempi? Chi erano costoro che impersonavano le principali divinità dell'antico Egitto? Chi si nascondeva sotto la maschera di Anubi?

Fa molto "Voyager" ;)
Diciamo che non è male accostata al personaggio di Indy, ma stona con la drammaticità di ciò che sta avvenendo.

Stile
Lo stile è molto ricercato nella parte iniziale, ricco di immagini e di vocaboli appropriati. Si nota davvero la cura nella scelta delle parole e dei costrutti, possibile in una prima fase in cui il tempo non scarseggiava. Lo stile poi si asciuga, stranamente, nella scena di panico. È bene che ciò avvenga in certi dialoghi che altrimenti risulterebbero troppo pesanti, ma la scena di panico è troppo asettica (leggi anche più sotto), mentre avrebbe necessitato di immagini più vivide ed evocative.

Orme del terrore
Le orme insolite ci sono. Le loro caratteristiche sono davvero particolari, e quindi il lettore comincia a prefigurarsi che, di lì a poco, qualcosa di veramente strano starà per accadere. Se penso che la richiesta delle "impronte insolite" ha poi generato, intorno a essa, la vicenda del racconto, rimango ammirato dalla fantasia di einna.

Scena di panico
Come ho già accennato, la scena di panico risulta essere un punto debole del racconto. Dovrebbe spaventare e sconvolgere (o al limite divertire, dato che gli opposti si possono toccare), ma lo stile essenziale, troppo asciutto, non coinvolge il lettore, che resta freddo nel seguire tutto ciò che accade. È proprio questa freddezza e mancanza di coinvolgimento che mi colpito; mi aspettavo, infatti, una descrizione che fosse anche asettica, ma che a un certo punto colpisse per un motivo o per l'altro. In questo caso, invece, è scivolata via senza lasciarmi quelle emozioni particolari che in altri lavori mi avevi fatto provare.
Peccato, perché una scena di panico efficace era molto importante in questa edizione e poteva portare molti punti bonus.

Conclusioni
Un racconto convincente e ben curato nella prima parte, che reputo più che buona sia per quanto riguarda la presentazione dei personaggi che per la descrizione dell'ambientazione. Nella seconda parte il racconto scappa un po' di mano e perde di efficacia, soprattutto per la fretta di dover concludere e consegnare. Si tratterebbe di un'attenuante se la gestione del tempo non facesse parte della gara. Comunque mi sento di dare una sufficienza stretta alla conclusione e, mediamente (per quanto non abbia molto senso fare medie in questi casi), giudico il racconto discreto. Con un'attenta revisione, più pathos nella scena di panico e più suspense nella parte finale, potrebbe fare parecchia strada in altri concorsi. In bocca al lupo! :woot:

Voto: 7 —

domenica 2 ottobre 2011

News: Classifica di Minuti Contati XXI

Classifica dell'edizione XXI di Minuti Contati di Edizioni XII.
- Ah!
Urla, reazione standard. Scappa, che novità. Ogni suo passo mi fa sobbalzare come neanche un T-Rex, oversize.
Vorrei sospirare, ma lo spago cucito a chiudermi la bocca mi fa desistere.
Entro in casa e mi accorgo che la donna ha fatto cadere la sigaretta sul tappeto. Poso la valigetta, la apro, prendo la pistola ad acqua e spengo il mozzicone: situazione già incontrata.
Prendo la foto, lo spillone, la matita a sangue e il foglio bianco e mi inoltro lungo il corridoio, in fondo una porta chiusa: il bagno, sempre lì vanno a rifugiarsi.
- Che palle - vorrei poter dire.
Raggiungo la porta e busso.
- Ah! Aiuto! Chi sei? Che vuoi?...
(continua

Incipit del racconto vincitore delle XXI edizione di Minuti Contati del forum di Edizioni XII.
Un inizio enigmatico. Chi racconta? Come andrà a finire?
Il tema di questa edizione era: binari storti con limiti di spazio (1717 caratteri) e di tempo (90 minuti).

Ecco la classifica finale:

PODIO
1. Non ho la bocca ma vorrei urlare, di Maurizio Bertino (Peter7413): 51 punti
2. Pendolari, di *** (Fra.maia): 66 punti
3. La storia di Erik, di Francesco Mastinu (Frank Colton): 73 punti

RANKING ZONE4. La locomotiva Cla! Cla!, di Giordano Efrodini (giudappeso): 75 punti
5. Codice binario, di Tanja Sartori (Lady Ice): 82 punti
6. Ludica anarchia, di *** (Epoch): 87 punti

IN ALBO D'ORO7. Bondage train de vie, di Giuseppe Agnoletti (rehel): 88 punti
8. I cercatori, di Alessandra Lusso (strellima): 94 punti
9. Piccoli dettagli che contano, di Marco Cardone (Cattivotenente): 100 punti
10. Accudienza, di Chiara Paci (Swetty): 102 punti
11. Il controllore, di Viola Lodato (KillerQueen): 112 punti
12. Lo scarafaggio, di Marco Migliori (Sgewrk): 114 punti

FUORI ALBO13. A sua immagine, di *** (Tzenobite): 138 punti
14. Il libro che siamo, di Marco Fronzoni (Olorin): 145 punti
15. Vamos a matar el tren, di *** (Peppino1982): 154 punti