martedì 24 maggio 2011

Skannatoio III: "Gusci di noce" di TETRACTYS

Recensioni della III edizione dello Skannatoio de La Tela Nera.
Mike D’Angelo stava rovistando nel frigo-bar della sua camera d’albergo. Sembrava cercare con la stessa foga di un cane che scava nella terra per recuperare un osso sepolto. Alla fine, senza aver cavato un ragno dal buco, strinse alla vita la cintura dell’accappatoio e sbottò deluso: «È possibile che non sia rimasta neppure una bottiglietta di whisky?»
Andrew Piasecki, che era seduto con le gambe distese sul letto e la schiena appoggiata al cuscino contro la spalliera, rispose: «Stanotte mi sono svegliato con la gola secca».
«Solo una puttana come te poteva bersi l’ultimo whisky di nascosto!» disse Mike, sbattendo con violenza lo sportello del frigo.
«Come siamo permalosi!» replicò Andrew, mentre continuava a limarsi le unghie con noncuranza. «Questa notte mi chiamavi con nomi molto più carini».
Al ricordo della notte precedente, Mike addolcì il tono e si scusò: «Perdonami, amore, ho sete e sono nervoso per il lavoro di stasera. Non capita tutti i giorni la possibilità di potersi ritirare».
«Ti capisco, e lo sai che non potrei mai tenerti il broncio. Per dimostrarti che ti ho perdonato, ti lascio usare il bagno per primo» disse Andrew sorridendo... (continua
) 

I lettori dicono...

  • Un momento di divertissement leggero leggero. Certo il meccanismo è quello, (nel senso che se vai a vedere un film di cassetta con effetti speciali, non puoi lamentarti se è tutto quello che ottieni), ma purtroppo è comunque vittima di una certa prevedibilità, forse mescolare un po’ le carte e renderlo un po’ più ricco non avrebbe nociuto al racconto che a mio avviso si rivela un po’ troppo prevedibile rispetto: 1) l’incipit che ci fa da regia fin dall’inizio; 2) personaggi statici; 3) scambi di battute stereotipate; 4) situazioni da telefilm.
    Il racconto è carino, ma sinceramente non lascia molto dopo la lettura. Anche la scrittura ogni tanto sembra appesantire un copione piuttosto esile.
    Faccio riferimento alla parte sulla felicità, davvero ridondante. Credo che tu abbia ripetuto felicità “una” volta di troppo.
  • Nucleo e trama: La storia di un attentato in un ambientazione italiana con spruzzate asiatiche.
    Il problema del racconto è che va troppo liscio. E poi, cosa più grave, non c'è tensione. Credo sia colpa dei dialoghi che la allentano. Inserisci il trafiletto, quindi si sa come andrà a finire. La suspance però non c'è, i personaggi si parlano addosso, inserendo, alcuni spunti interessanti (tipo il senso della bandiera e del tradimento nazionale) ma nel complesso tutto rimane lento e prevedibile. Anche il tentativo di creare un'arma “particolare” si perde lasciando solo un mezzo sorriso e un'alzata di spalle.
    Personaggi e Ambientazione: Mi è piaciuto il tentativo di sviluppare dei personaggi. Dico tentativo perché i due gay mi sono sembrati troppo sopra le righe. Il cattivo hai cercato di sfaccettarlo, col discorso delle battute ma purtroppo l'effetto non è il massimo. Anche in questo racconto c'è da lavorarci.
    Buona l'ambientazione.
    Forma e stile: Senza infamia ma anche senza nome: c'è però del mestiere nelle descrizioni e nelle azioni.
    Consigli: Cambierei proprio la struttura. Togli la parte dell'articolo di giornale e sfrutta la lentezza dei dialoghi per far “rilassare” il lettore; intervieni deciso alla fine, magari con due righe sulle motivazioni dei protagonisti. Secondo me così non funziona.
  • NUCLEO NARRATIVO: due killer americani trafficano segreti di stato con la mafia giapponese. Non ci sono conflitti ideologici in gioco, solo il desiderio di guadagnare una “noce” di felicità
    DOCUMENTAZIONE E AMBIENTAZIONE: buona la descrizione di “Hell’Pleasures”, anche se molto stile “Black Rain”
    SOGGETTO: scorrevole, anche se, forse, le disquisizioni sulla felicità pesano un po’.
    FORMA: curata, non ho colto refusi (ma non ti gongolare…non faccio molto testo, in questi giorni!!!!!)
    PERSONAGGI: bella l’immafgine di Andrew che si lima le unghie sul letto. Stereotipato, ma buono Inagawa.
  • Storia: Una storia di gangster e di malavita, condita con una spruzzata di amore, sarcasmo e noci. Buona la caratterizzazione di Inagawa e originale l’inserimento della sua body modification, diversa dalle interpretazioni che sono emerse negli altri racconti. Meno tridimensionali i due americani invece, nonostante siano i veri protagonisti.
    Stile: Stile abbastanza fluido. Troppo infodump in quella frase in cui dici che nessuno sospetterebbe di loro come corrieri della mafia di New York: tra l’altro è un’informazione evitabile, in quanto la cosa emerge comunque nei dialoghi successivi con il giapponese. Bella la battuta con cui il giapponese si presenta comunque. Purtroppo il pezzo in cui discutono sulla felicità mi pare artefatto, migliore invece quello in cui ci sono le frecciatine tra i due modi di intendere la mafia. Infine, togli il pezzo giornalistico iniziale, altrimenti il lettore sa già praticamente tutto. Se non inserisci l’informazione sull’esplosione all’inizio invece, si mantiene un velo di mistero su che tipo di arma è la noce. E a proposito dell’esplosione: se il Farmacista ha esagerato, se c’è tutta la descrizione dell’esplosione, e sembra proprio una signora esplosione, come diamine ha fatto Andrew a uscirne così illeso?
  • Racconto di divertissement. simpatico, senza dubbio, ma la pecca principale è che si sa già come andrà a finire, partendo dal titolo continuando con i chiari indizi che spargi fin dall'inizio. e questo per un giallo è male. il mix ameriganzo-italo-giapponese è un po' tanta roba, pure troppa, col sano realismo che a larghi tratti va a farsi benedire proprio a causa del contesto che hai scelto per la storia. un lavoro più efficace di background era (è) necessario, al pari di una maggiore articolazione della struttura e di approfondimento/sfaccettatura dei personaggi (macchiette, a partire dai due mafiosi gay e inagawa).
    anyway, apprezzabile per stile e tentativo, con più calma e i dovuti accorgimenti si può giungere a un buon lavoro.

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