Recensioni della V edizione dello Skannatoio de La Tela Nera.
Il fiume scorreva lento sotto la feluca. Il nubiano al timone sorrideva e cantava con voce profonda. I turisti immergevano i loro sguardi in quella tavolozza di colori accesi, nel blu cobalto delle acque del Nilo, nel verde smeraldo delle piante sulla riva e nel giallo ocra delle colline circostanti, per tornare ad asciugarli negli occhi, neri come la pece, dei ragazzini che, a bordo, vendevano monili e piccoli oggetti artigianali.
"Italiani, guarda laggiù! Piccolo coccodrillo!" disse il timoniere indicando quello che sembrava un tronco d'albero sul pelo dell'acqua.
Come in un balletto ormai rodato, diciannove teste si voltarono all'unisono, danzando sulla sinfonia degli otturatori delle macchine fotografiche... (
continua)
Come è noto, lo
Skannatoio è un concorso letterario on-line organizzato da
La Tela Nera. In questa edizione, la quinta, dodici autori si sono scontrati a suon di classifiche con un racconto su un'
impronta insolita e su una
scena di panico catastrofica, il tutto in 25k caratteri.
Una considerazione personale sull'autrice
Dei racconti di einna che ho letto finora ho sempre ammirato due caratteristiche. La prima è la capacità di narrare con lucidità scene fortemente drammatiche, vivisezionandole nella loro crudezza e riuscendo quasi a renderle accettabili al lettore, per poi colpirlo a tradimento con qualche particolare che rende intollerabile la "normalità" di quella tragedia. La seconda, invece, è la cura con cui vengono rappresentate le ambientazioni: non risultano mai ovvie o banali, ma sempre documentate in modo adeguato e soprattutto insolite, perché spesso non si tratta di luoghi visti e rivisti. Mi riferisco, per esempio, ai frequenti riferimenti a Sarajevo.
Questo racconto, nei limiti dovuti chiaramente ai tempi di stesura ristretti, non fa eccezione, ma fino a un certo punto, come spiegherò più avanti.
Quarta di copertina
Un viaggio in Egitto. I colori, i suoni, le suggestioni del regno dei Faraoni stordiscono le torme di turisti che, istupiditi dalla loro ignoranza, scattano foto a raffica senza guardare nè capire ciò che inquadrano. Solo un uomo di quella comitiva comprende ciò che ha di fronte e, seguendo percorsi battuti da milioni di altri stranieri inebetiti, spera ancora di incappare in qualche importante scoperta, che coroni la sua passione di archeologo dilettante. Ha compiuto molti altri viaggi, ben più avventurosi, ma proprio quell'escursione gli darà l'occasione di trovare quello che cerca: esplorare luoghi mai visitati da anima viva. Cosa si cela dietro l'ultimo angolo di quell'oscuro corridoio? La scoperta di una vita, o solo un'amara disillusione?
Trama
Il racconto ci presenta una comitiva di amici in viaggio. Tra di essi c'è Marco, un industriale che si diletta di archeologia. Durante una normale escursione, un evento catastrofico provoca il crollo di alcune rovine che feriscono e in parte uccidono i membri del gruppo. Marco si trova in un corridoio e in un primo tempo pensa di essere di fronte alla scoperta della sua vita, ma presto si rende conto di essere sottoposto al tribunale degli dei egizi: si rende conto perciò di essere morto. Presto verrà raggiunto da tutti i suoi compagni di viaggio, perché la diga, minata dal terremoto, sta per cedere.
La trama è ben condotta nella prima parte. C'è una fase di preparazione in cui i personaggi vengono introdotti e descritti attraverso le loro azioni e i commenti degli uni verso gli altri. Purtroppo, oltre la scena di panico, il racconto si fa troppo raccontato e poco mostrato. In questo deve aver influito la mancanza di tempo, ma l'opera va giudicata per come è nonostante le attenuanti, perciò la "scoperta" del protagonista non viene introdotta con la necessaria suspense, ma soprattutto si capisce troppo presto cosa gli è accaduto. Inutile dire che la fretta di concludere è evidente nella parte finale, ma c'è spazio per lavorare al racconto e migliorarlo seguendo tutte le indicazioni fornite nei vari commenti.
Personaggi
Marco è abbastanza ben delineato nella sua caratteristica di esploratore dilettante. In questo risulta piuttosto stereotipato, il che non guasta, ma forse si potevano evitare i troppi accenni a Indiana Jones. Insomma, dopo un po' s'era capito. Quindi il protagonista, piuttosto squadrato, è reso bene nella prima parte, eccetto per gli eccessi che dicevo. Meno bene nella seconda (nel post-panico). Capisco che la sua passione per l'archeologia lo catturi (e ammetto anche che possa trovarsi in una condizione "mentale" particolare), però è poco realistico dire:
Alle sue spalle, all'esterno, c'era la tragedia, come poteva intuire dai lamenti che giungevano sin lì. Sua moglie era là fuori, forse era ferita. Davanti a lui c'era il mistero. La fama poteva essere in quel tunnel.
La moglie poteva essere ferita? Poteva anche essere morta per quel che ne sapeva! Va bene, la fama era davanti a lui, però questo rende il personaggio estremamente cinico e non mi pare che sia nelle sue corde, per quanto pieno di sé potesse essere. Piuttosto potresti insistere sulla preoccupazione per la moglie, anche se poi si troverà a seguire un percorso obbligato che lo porterà dove deve inevitabilmente andare.
Il personaggio di Massimo invece è reso molto meglio dall'inizio alla fine. Convincenti i suoi commenti nei confronti di Marco, adatti a delinearne le caratteristiche. È il personaggio con cui il lettore empatizza di più, senza però togliere la scena al vero protagonista.
Le mogli sono accennate quanto basta, ma non c'è molto altro da dire su di esse.
Per quanto riguarda gli dei, sono troppo elencati. In effetti, il lettore può non essere un egittologo (anzi con tutta probabilità non lo è), ma la descrizione del pantheon egiziano è davvero troppo didascalica. Questa parte è quella che risulta più affrettata di tutte ed è un peccato, visto che avrebbe dovuto essere quella con più suspense.
Struttura
La sturttura è piuttosto lineare. C'è una parte iniziale in cui si presenta l'ambiente e il cast del racconto: è decisamente ampia rispetto al resto e si prende il giusto respiro. Si passa quindi alla scena di panico, spartiacque del racconto di cui parlerò dopo. Infine, la "scoperta" di Marco che prefigura un ulteriore sviluppo drammatico. L'ultima scena svela cosa in realtà ha "vissuto" il protagonista (purtroppo già ampiamente intuito dal lettore) e il concretizzarsi all'orizzonte dell'ulteriore minaccia.
Di per sé la struttura non presenta pecche: il punto debole è nella realizzazione.
Ambientazione
Molto bene la rappresentazione dell'ambiente nella parte iniziale. Colori, suoni e tutti gli elementi che ci si aspetta in un viaggio sul Nilo ci sono, per giunta trattati con cura e presentati con ricercatezza. Il lettore attento viene calato nella giusta atmosfera. Ci sono perfino riferimenti storici molto precisi, che rendono i luoghi in cui si muovono i personaggi solidi e vividi. Purtroppo questo avviene soprattutto nella prima parte; nella seconda l'equilibrio si rompe e diventa tutto più schematico: addirittura troppo quando appare l'assemblea degli dei.
C'è poi questa serie di domande che è quasi esilarante:
Era una rappresentazione per i turisti o lì sotto si celava veramente la scoperta archeologica più colossale di tutti i tempi? Chi erano costoro che impersonavano le principali divinità dell'antico Egitto? Chi si nascondeva sotto la maschera di Anubi?
Fa molto "Voyager"
Diciamo che non è male accostata al personaggio di Indy, ma stona con la drammaticità di ciò che sta avvenendo.
Stile
Lo stile è molto ricercato nella parte iniziale, ricco di immagini e di vocaboli appropriati. Si nota davvero la cura nella scelta delle parole e dei costrutti, possibile in una prima fase in cui il tempo non scarseggiava. Lo stile poi si asciuga, stranamente, nella scena di panico. È bene che ciò avvenga in certi dialoghi che altrimenti risulterebbero troppo pesanti, ma la scena di panico è troppo asettica (leggi anche più sotto), mentre avrebbe necessitato di immagini più vivide ed evocative.
Orme del terrore
Le orme insolite ci sono. Le loro caratteristiche sono davvero particolari, e quindi il lettore comincia a prefigurarsi che, di lì a poco, qualcosa di veramente strano starà per accadere. Se penso che la richiesta delle "impronte insolite" ha poi generato, intorno a essa, la vicenda del racconto, rimango ammirato dalla fantasia di einna.
Scena di panico
Come ho già accennato, la scena di panico risulta essere un punto debole del racconto. Dovrebbe spaventare e sconvolgere (o al limite divertire, dato che gli opposti si possono toccare), ma lo stile essenziale, troppo asciutto, non coinvolge il lettore, che resta freddo nel seguire tutto ciò che accade. È proprio questa freddezza e mancanza di coinvolgimento che mi colpito; mi aspettavo, infatti, una descrizione che fosse anche asettica, ma che a un certo punto colpisse per un motivo o per l'altro. In questo caso, invece, è scivolata via senza lasciarmi quelle emozioni particolari che in altri lavori mi avevi fatto provare.
Peccato, perché una scena di panico efficace era molto importante in questa edizione e poteva portare molti punti bonus.
Conclusioni
Un racconto convincente e ben curato nella prima parte, che reputo più che buona sia per quanto riguarda la presentazione dei personaggi che per la descrizione dell'ambientazione. Nella seconda parte il racconto scappa un po' di mano e perde di efficacia, soprattutto per la fretta di dover concludere e consegnare. Si tratterebbe di un'attenuante se la gestione del tempo non facesse parte della gara. Comunque mi sento di dare una sufficienza stretta alla conclusione e, mediamente (per quanto non abbia molto senso fare medie in questi casi), giudico il racconto discreto. Con un'attenta revisione, più pathos nella scena di panico e più suspense nella parte finale, potrebbe fare parecchia strada in altri concorsi. In bocca al lupo!
Voto: 7 —